Try With Me

gennaio / terza settimana / mercoledì / sera

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    E' PASSATO TROPPO TEMPO, IO HO PROVATO AD ESSERE FORTE, MA TU SEI UNA VITA LONTANO.
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    Ritenersi serena o appagata nella quasi totalità della sua persona, sarebbe stato addirittura esagerato viste le intemperie che avevano scalfito quell'anima che di risanarsi, ancora, non ne voleva sapere. Colei che aveva avuto il cuore in pezzi e l'anima esageratamente provata, colei che, in un modo o nell'altro, era comunque riuscita a tirarsi su facendo delle sue stesse sventure la sua stessa forza. Sarebbe stato ridicolo quindi lasciar che il passato che l'avesse segnata sparisse via e diventasse parte passiva della propria vita: ella non l'avrebbe permesso ne ora e ne mai, avrebbe lasciato che quel Demone, dal probabile aspetto d'un bellissimo principe tant'era stato a lei avverso, continuasse ad impedirle di commettere determinati errori già commessi in passato. Forse l'avrebbero definita pazza se fossero venuti a conoscenza delle proprie convinzioni, ma la giovine non si sarebbe mai permessa di errare o peccare di nuovo mettendo a repentaglio la propria stessa anima o quel che si voglia dire: cuore, vita, sanità mentale. Non avrebbe mai dimenticato d'essere stata una Strega senza rimorso, di aver giocato su più fronti con più forze, né di aver attentata alla vita di esseri umani; né avrebbe rinnegato di aver ancora dentro quell'egoismo e sadismo del quale difficilmente si sarebbe liberata. Aveva quei sentimenti sottopelle che, come una lenta e rumorosa melodia, continuavano a logorarle l'anima; ma era quel continuo lottare con sé stessa che le permetteva di essere così spontanea e dolce come solea apparire alla gente. Non era solo quell'aspetto angelico del quale era dotata a renderla così appagabile e dolce al contempo, ma anche l'animo e i sentimenti che nascondeva dentro. Sapeva di essersi già compromessa con due uomini, di aver quindi donato già il proprio corpo, ma qualcosa dentro di sé le faceva sentire ancora quell'integrità morale che non le sarebbe mai mancata: sapeva d'averlo fatto per amore e per quanto le riguardava, lei restava nel giusto. Le veniva un groppo alla gola al sol pensare di poter nuovamente compromettersi per un altro uomo, ma ancor più di compromettere il proprio cuore: quello sarebbe stato davvero un colpo basso, peggio d'una pugnalata, peggio d'una rinuncia. Arricciò le labbra amaramente, in quell'istante, al sol pensiero di quel risvolto così drastico e affatto voluto con la persona che, quel pomeriggio, s'era deciso a cercarla. Lei, intenta a leggere il libro degli incantesimi appartenuto alla propria famiglia, fu distratta dall'inaspettato messaggio che ingenuamente credette le fosse stato indirizzato dalla bella Care o dall'Ibrido; sorrise compiaciuta e divertita quando si rese conto che d'un Ibrido si trattava, ma di quello meno elegante e furbo, ma al contrario più dolce e puro. Quello che l'aveva accusata e poi giustamente ripagata con la stessa moneta, provocandola oltremodo.
    Nel messaggio vi era un implicito invito al Centro Commerciale, luogo nel quale si sarebbero dovuti incontrare per restituirsi effetti personali che l'uno aveva sottratto all'altra e viceversa. Ripensò per un istante al sorriso ironico che lui le aveva rivolto e scoppiò a ridere: quella faccia tanto rude e mascolina riusciva a farla sorridere, perché a sua volta era capace d'addolcirsi. Quell'ammasso di muscoli che parve non sapesse provar sentimenti, nascondeva dentro più tormenti che altro, più dolore che orgoglio, vendetta, forse. Il sorriso s'affievolì a tal punto che ritornò alla realtà e, dopo aver posato il libro degli incantesimi, andò a darsi una ripulita. Una volta esser uscita dal bagno, dopo due belle ore abbondanti, si vestì in modo sobrio e appena ricercato, non volendo ostentare poi tanta eleganza come nel loro primo ufficioso incontro alla villa Mikaelson.
    Arrivò un po' in anticipo al luogo d'incontro, probabilmente perché era uscita di casa senza dar peso all'ora; di certo non voleva dar l'idea di essere impaziente di incontrarlo, soprattutto perché tale non era la realtà. Certo, parte del proprio corpo quasi fremeva all'idea di un nuovo ed eccitante contatto: sarebbe stato ridicolo ed ipocrita da parte della giovine strega rinnegare quella parte animale che in lei s'era fatta prepotente e funesta, fino a spingerla a toccare quel corpo tanto marmoreo, apparentemente casto e puro. Distolse spesso i propri pensieri all'idea di un loro nuovo ed interessante approccio, anzi, si sentì quasi sporca all'idea di desiderarlo lei stessa. Non aveva mai nascosto agli altri d'aver consapevolezza di quelli che fossero i propri bisogni e desideri, ma a sé stessa? Doveva forse fingere d'essere casta o poteva concedersi il lusso che alla società, ormai, aveva rivelato? Era stata con soli due uomini, ma risultava gradevole l'idea che di lei potesse pensarsi tutt'altro: infondo stupirli restava una sua prerogativa. Avrebbe dimostrato a quelli che la credevano crudele che di nobiltà, lei, ne avesse tanta, come avrebbe dimostrato a quelli che la credevano dolce e mansueta che perfida, un po', lo fosse anche. S'incamminò lentamente per il vialetto illuminato da una luce fioca e giallastra e respirò a pieni polmoni l'aria gelida che era la protagonista indiscussa di quella nottata, finché non entrò nell'atrio del centro commerciale. Li ebbe modo di sedersi in una panchina poco distante dall'ingresso, ma esattamente di fronte ad esso, così avrebbe avuto modo di osservare attentamente l'ingresso e quindi l'arrivo del giovine promettente Ibrido. Si rilassò, per quanto l'idea di incontrarlo avrebbe dovuto infastidirla. Era stato lui stesso a ricordarle che tra di loro correva una non indifferente differenza d'età (soli 8 anni!), ma soprattutto aveva sottolineato che giocare col fuoco non avrebbe prodotto altro che scottature. E, in quell'istante, lei non stava forse contribuendo ad alimentare la fiamma che ardeva tra i due? Chi, tra loro, avrebbe bruciata: la giovine strega o il bell'ibrido? Sorrise all'idea di quanto potessero turbarla le parole d'uno che, infondo, non era altri che uno sconosciuto. Uno sconosciuto che voleva tastarla, si, averla, e che lei di certo non avrebbe trattato in modo meno gentile ed educato. Ad un tratto sentì qualcosa di familiare avvicinarsi al luogo, qualcosa che identificò poi essere l'Ibrido che forse aveva atteso con un po' d'ansia. Vide un'auto fermarsi nei pressi del centro commerciale e poi una figura ad essa familiare uscire da essa e avvicinarsi verso l'ingresso del Centro Commerciale, di fronte al quale si trovava lei seduta comodamente sulla panchina. Aveva modo di osservare l'intera scena senza essere vista - o almeno, non subito - né fraintesa: si stava solo rilassando! Sorrise notando quanto spontaneo apparisse e fosse in realtà Jamie: indossava una camicia d'un calore azzurro chiaro, con al disotto una maglia bianca, e ovviamente dei pantaloni ad essa abbinati - nonostante avesse delle dubbiose riserve sul fatto che indossasse o meno i boxer, le sembrava impossibile. Rise a quell'idea, ma di gusto, finché lui non le fu davanti con il proprio atteggiamento spavaldo e quel sorriso che dalla vista non si sarebbe mai tolta, nemmeno se l'avesse veramente voluto. Si alzò con molta lentezza, finché non fu dinanzi a lui ed ebbe modo di odorare quel pungente profumo che lui si era messo, accostato però a quel suo sapore di buono naturale ch'ella ebbe modo di far suo la volta precedente, senza volerlo, durante il loro violento approccio. «Vedo che questa volta sotto la camicia hai messo una maglia. Devo dire che il bel lupacchiotto ha imparato la lezione e...» gli puntò l'indice contro con ironico fare accusatorio, «...non provare a chiedertelo: lo porto il reggiseno.» Disse, sorridendo, intenta a non assumere chissà quale astio nei suoi confronti.


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    Ero stato io ad affermare che giocando col fuoco alla fine ci si bruciava, ero stato io a scacciare ogni pensiero malizioso nei confronti della giovane strega di Nicklaus poiché troppo giovane e troppa coinvolta con l' antico ibrido, eppure ero stato sempre io quello che aveva voluto incontrarla. A dire la verità, non ci avevo pensato troppo, al contrario dell' altra volta avevo messo da parte le mie paranoie e il mio raziocinio, ed avevo azzardato, cosa che facevo raramente. L' esperienza e la sofferenza che caratterizzavano la mia esistenza mi avevano da sempre spinto a comportarmi seguendo la mia testa, quella che poi veniva chiamata razionalità. E dovevo ammettere che ci riuscivo bene, a volte ero talmente razionale che qualcuno mi scambiava per freddo ed impassibile. Insomma, solo perchè non mi lasciavo facilmente trasportare dalle passioni umane non voleva dire che non avevo dei sentimenti. Ce li avevo anch' io, solo che non mi piaceva mostrarli e svenderli come se contassero meno di niente. Stavolta avevo scelto di mettermi alla prova per constatare se fosse semplice attrazione fisica quella che mi legava alla ragazza, o se invece ci fosse qualcos' altro. Fortunatamente la scorsa volta mi ero appropriato del suo reggiseno, così avevo la scusa di riconsegnarglielo per rivederla. Ero riuscito ad ottenere anche il suo numero di cellulare, il che mi garantiva un futuro alternativo come impostore - chissà magari un giorno... - e in questo modo avevo avuto l' opportunità di farle sapere il luogo d' incontro. Il centro commerciale, per l' esattezza. Adoravo quel posto: solitamente era pieno di gente, di chiasso e di colori, mischiarmi tra i comuni mortali mi sollevava il morale ma soprattutto mi faceva sentire un po' più come loro, come se non fosse successo niente. Era decisamente uno dei miei luoghi preferiti dove passare il tempo. E poi, con tutta la gente che c' era, avremmo dovuto fare a meno dei nostri 'superpoteri' e concentrarci solamente sulla nostra normalità, se così si poteva chiamare. Arrivai in perfetto orario all' entrata del centro, parcheggiai la mia auto nelle vicinanze e mi incamminai verso le porte d' ingresso, guardandomi intorno con aria disinvolta. Non mi piaceva aspettare qualcuno e soprattutto odiavo chi non rispettava gli orari, la consideravo una vera e propria mancanza di rispetto, ma avevo la netta impressione che lei non mi avrebbe fatto aspettare. La cercai con lo sguardo una volta dentro il centro commerciale, rendendomi conto solamente qualche istante dopo che ce l' avevo sotto gli occhi, seduta comodamente su una panchina, che si accingeva ad alzarsi molto lentamente. La osservai per tutto il tempo che ci misi per raggiungerla, lasciandomi sfuggire un sorriso di pura contentezza. A differenza della scorsa volta non era vestita come se dovesse andare a bere il té con la Regina, e a dirla tutta la preferivo così, più moderna e spontanea senza però rinunciare a quel tocco di eleganza che la caratterizzava.
    «Vedo che questa volta sotto la camicia hai messo una maglia. Devo dire che il bel lupacchiotto ha imparato la lezione e... non provare a chiedertelo: lo porto il reggiseno.» sorrisi di gusto una volta che fui davanti a lei ed ebbi modo di ascoltare le sue parole pungenti e divertenti come sempre. Ebbene sì, avevo scelto di indossare anche una maglia oltre alla camicia, poiché con i spiriti bollenti della ragazza non si poteva mai sapere. Non mi sarei voluto ritrovare a passeggiare per il centro commerciale a petto nudo, avevo anch' io un minimo di pudore. Non esitai un istante per salutarla a modo mio, avvolsi un braccio intorno al suo collo e la abbracciai calorosamente stringendola al petto, come se fossi un fratello maggiore. Non sapevo perchè mi era venuto di abbracciarla, dopo tutto ci conoscevamo da così poco. Ero, però, del parere che dovesse conoscermi per ciò che ero, ed io ero proprio questo: affettuoso e aperto con tutti, il più delle volte, mi piaceva dimostrare affetto e, perchè no, anche riceverlo di tanto in tanto. "Che peccato, tutto questo tempo avevo sperato il contrario." risposi ironico, sciogliendo l' abbraccio e tornando ad osservare le sue incantevoli iridi. Ovviamente non mi ero mai fermato a pensare anche lontanamente che potesse fare a meno del reggiseno solo perchè io glielo avevo sottratto, sicuramente ne aveva a dozzine nel suo cassetto, così come io collezionavo una marea di mutande, tra boxer e slip, nel mio armadio. Guardandola, mi resi conto che forse sentisse il bisogno di qualche spiegazione in più rispetto a un semplice sms, così mi decisi a parlare. "Dato che qualcuno di molto insolente si è permesso di rubarmi una bellissima camicia che attirava molte ragazze, tu adesso mi accompagnerai a comprarne un' altra." le illustrai con fare saccente ed ironico al tempo stesso quello che era il mio piano per questa sera, escludendole qualsiasi tipo di scelta. In effetti, dopo il suo gesto poco carino, il minimo che potesse fare per rimediare al danno era farmi da accompagnatrice durante un po' di sano shopping. "Andiamo?" chiesi retoricamente iniziando a camminare per conto mio, in attesa che lei mi seguisse al mio fianco. Fare shopping con una ragazza si rivelava sempre essere una vera tortura, dati i gusti divergenti dell' uno e dell' altra, ma era la perfetta occasione per passare del tempo insieme senza questioni sovrannaturali tra i piedi.

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    CELESTE NYMPHADORA FORBES
    Difficile essere sentimentali in una situazione così astratta come quella. Difficile mantenersi razionali e cercare di non cedere alle costanti ed effimere tentazioni che, giorno per giorno, le suggerivano di far passi falsi, ma come poteva riservarsi il diritto di non sorridere a quell'uomo? Per quanto le riguardava egli poteva anche essere stato un assassino, un uomo spietato, ma in quelle piccole frazioni di tempo che passavano insieme non l'avrebbe mai giudicato in alcun modo per la sua condotta passata. Se qualcuno si fosse fermato ad osservare le sue iridi color smeraldo che rappresentavano il ceppo Balcoin dal quale discendeva, non l'avrebbe certo giudicata per le atrocità che i suoi avi - e lei stessa - avevano commesso? Aveva ucciso e probabilmente l'avrebbe fatto, senza alcun rimorso, perché tutto veniva inevitabilmente giustificato da quella missione pseudo-suicida che si professava di portar avanti con un mellifluo sorriso stampato tra le carnose labbra. Né si sarebbe lasciata conquistare dall'idea di aver finalmente trovata una figura maschile pronta a sostenerla e starle al seguito: non avrebbe commesso quello sbaglio una seconda volta, né si sarebbe permessa di sostituire Klaus con nessun altro. Piuttosto, se egli l'avesse conquistata, l'avrebbe fatto per ben altri motivi che fin'ora a lei stessa restavano celati e, indubbiamente, sconosciuti. Forse gli stessi che le facevano battere il cuore, o come in quell'istante, sorridere al pari d'un ebete che rivede la propria fonte d'eterna e innaturale felicità.
    Capì, in un frangente impercettibile quasi, che quello non poteva né sarebbe mai stato per lei Damon. Non vi erano clausole, compromessi, altre donne, tra di loro: vi erano solamente loro due, forse un noi che si sarebbe consolidato in qualcosa di più, forse la speranza che quel cuore spezzato potesse fare un sano rewind e ricostruirsi, da capo, con un collante più solido. Restò spiazzata quando lui la strinse a sé e sarebbe stato ridicolo da parte sua non opporre resistenza, che si esaurì quando sentì il calore di quel corpo avvolgerla. Respirare quell'odore e sentirsi in parte protetta, la fece tremare in un modo quasi innaturale: un brivido le percorse ogni brandello di carne, un sussulto parve scuoterla, finché non si rese conto che tutto ciò fosse naturale, che egli fosse li per e con lei, non per farle del male.
    Ma era forse possibile star tranquilli il sua presenza, dopo che aveva avuto modo di scorgere le sue nudità e dopo che quelle labbra le avevano sfiorato parte del corpo? Per non parlar poi di quelle mani, che l'avevano esplorato con piacevole insolenza.
    "Che peccato, tutto questo tempo avevo sperato il contrario. Si sentì quasi vuota quando lui sciolse quell'abbraccio che tanto aveva gradito, ma ritrovò parte di stabilità nelle iridi di lui. Sorrise, o forse timidamente nascose un sorriso: fu un misto tra un'effimera esternazione d'affetto e una timida limitazione. Era divertente il modo in cui lui si poneva con lei, così ironico e al tempo stesso mascolino: lei, da sempre abituata a quell'elegante indifferenza verso il prossimo, iniziava a mostrarsi più aperta e disponibile al dialogo. "Dato che qualcuno di molto insolente si è permesso di rubarmi una bellissima camicia che attirava molte ragazze, tu adesso mi accompagnerai a comprarne un' altra." Fece una faccia parecchio divertita, come per accusare quel qualcuno che si era permesso di sottrargli la camicia; sorrise colpevole, poco dopo, annuendo poi decidendosi a seguirlo quando lui la invitò retoricamente a farlo.
    «Penso che il tuo ventre nudo sia capace di attirarne altrettante, ma ad ogni modo ti aiuterò a trovarne un'altra.» Esordì piena di divertimento, osservandolo di sottecchi mentre entrambi continuavano a camminare cercando una giusta meta. Dopo diversi minuti ella vide un negozio maschile che vendeva camicie d'ogni tipo: inutile sottolineare che lei stessa aveva avuto a che fare con Jake al tempo e che più d'una volta l'aveva aiutato nel vestirsi o per lo meno ci aveva pensato lei. Indicò il luogo e quando notò negli occhi di lui l'approvazione, si fece strada prima verso il negozio, poi al suo interno trovando così il reparto di loro interesse. Individuò subito una serie di camicie simili a quella che lei stessa gli aveva sottratto e che gelosamente teneva nel proprio cassetto e iniziò a cercarne una che lei stessa gradisse della misura che andasse bene a lui che, sebbene fosse atletico, vantava una muscolatura non indifferente. Quando trovo la camicia a lui destinata gli sorrise, porgendogliela tra le mani felice di averla scelta lei stessa. «Concedimi il piacere di vedertela addosso: se dovesse starti male o non dovesse piacerti, la scelta passa a te.» Sorrise sperando di averlo convinto con quel suo sguardo quasi supplichevole e divertito al tempo stesso. D'un tratto si chiese come avrebbe reagito all'idea di vederlo a petto nudo per la seconda volta e quasi arrossì all'idea. Era stata con due uomini e nudi ne aveva visto più d'uno, ma quella volta sembrava tutto un po' diverso, infondo: lui era più grande, lei era solo un'adolescente. Quel corpo era maturo, a differenza del suo che forse in parte poteva ancora sembrar acerbo tant'era asciutto ma comunque con le forme al punto giusto. Si passò la lingua tra le labbra guardando altrove, cercando di non pensar troppo alla scena che di li a poco, con lui, avrebbe condiviso. Presolo per mano, o forse per il polso (non se ne rese conto in effetti tant'era stralunata e frastornata a da quella visione), s'incamminò verso il box destinato alla prova dei vestiti dimostrando quindi d'essere parecchio capace in quelle situazioni. Il suo portafoglio piangeva spesso e il suo armadio gioiva sempre, già.


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    JAMIE CHRISTOPHER CARTER
    Fare shopping con una persona di sesso femminile era un fatto piuttosto insolito per me, data la mia attuale situazione sentimentale. Mi era capitato, però, di girare per vari negozi in compagnia della mia ex ragazza, che aveva dei gusti abbastanza strambi e che non rispecchiavano per niente i miei. Insomma, se fosse stato per lei nel mio armadio ci sarebbero stati solo ed esclusivamente completi eleganti, smoking e cravatte. Diceva di essere una donna d' altri tempi, lei, che amava vedere il proprio fidanzato vestito elegante. Secondo la mia opinione, invece, non c' era niente di più noioso che vestirsi come un pinguino ogni giorno, sia per andare a lavoro che per uscire con gli amici. Ragion per cui furono rare le volte in cui io ed Olivia andavamo a fare shopping insieme. Lei consigliava un abbigliamento ancestrale ed io sceglievo per lei unicamente completini intimi o vestiti sexy: eravamo un disastro insieme. Restava comunque il fatto che mi piaceva da matti girare per negozi, fare shopping, passare diverse ore dentro al centro commerciale tra i comuni mortali, mi faceva sentire incredibilmente normale. Scegliere di andare a fare compere con Celeste, probabilmente, non era stata un' ottima idea data la mia esperienza passata, ma era stata una scusa perfetta per passare del tempo in più con lei.
    «Penso che il tuo ventre nudo sia capace di attirarne altrettante, ma ad ogni modo ti aiuterò a trovarne un'altra.» Mi piacevano i suoi complimenti, forse perchè mi sembravano quelli di un' adolescente rivolti al suo beniamino preferito, ma comunque mi divertivano tanto. Ero contento perchè con Celeste non ero stato io a mettere le basi per un rapporto destinato a consumarsi sul lato fisico, non ero stato io a sbottonarle la camicia lasciando intravedere il ventre scolpito e non ero stato io a rinnovarle il complimento, ma lei. D' altro canto, io preferivo non farle alcun complimento sebbene nella mia testa vagassero diversi apprezzamenti nei suoi confronti, semplicemente perchè non volevo azzardare con lei, con la strega di Nicklaus. Non volevo dare modo a questi di poter rimproverarmi, un giorno, una frase di troppo nei confronti della sua prediletta. Se c' era una cosa che avevo imparato dall' ibrido originario in questi mesi, era che la sua astuzia e intelligenza non conoscevano rivali e per quanto mi ritenessi un tipo sveglio sapevo bene che mettermelo contro non avrebbe portato a niente, tanto meno alla mia libertà. Sorrisi divertito guardando davanti a me, senza voltarmi verso di lei, intento a cercare un negozio che facesse al caso nostro. "Sai com' è... non vorrei correre il rischio di beccarmi una sanzione per girare a torso nudo." replicai ironicamente al suo complimento, ricordandole indirettamente che era vietato andare in giro a petto nudo e che, quindi, una nuova camicia sarebbe stata un' alternativa decisamente migliore. Per quanto mi riguardava, la signorina al mio fianco avrebbe fatto meglio a moderare i complimenti e le allusioni sessuali nei miei confronti, non era una saggia cosa provocare un ibrido. Desiderare il suo sangue, avere ancora degli istinti animali molto sviluppati, tutte cose che non garantivano la sua perfetta columità fisica. Celeste sembrava aver trovato il negozio giusto e, quando me lo indicò, non potei che assecondarla e seguirla, come se avesse beccato il luogo perfetto. La osservai con sguardo attento e incuriosito mentre si aggirava tra i diversi scaffali, intenta a scegliere la camicia che avrebbe sostituito quella rubata proprio da lei. Camminai dietro di lei a passo molto lento, dando anch' io a mia volta un' occhiata veloce intorno a me, con la speranza che qualcosa catturasse la mia attenzione.
    «Concedimi il piacere di vedertela addosso: se dovesse starti male o non dovesse piacerti, la scelta passa a te.» Mi porse una camicia blu di velluto che guardai piuttosto scettico, data la mia mancanza di interesse verso il velluto. Pensandoci bene, non dovevo avere molte cose di velluto dentro al mio armadio, proprio perchè preferivo altri tipi di tessuto. Ma come si faceva a dire di no alla sua faccia supplichevole? Esitai qualche istante - dopo tutto la sua era solamente una richiesta di provarla per poi decidere cosa farne - e finii così per afferrare quella camicia che pendeva dalla sua mano alzando gli occhi al cielo, in segno di parziale resa. Inaspettatamente, la mia mano libera venne afferrata dalla sua e trascinata dietro al suo corpo che si affrettava a raggiungere i camerini. Mi piaceva quella sensazione strana che ne scaturì dal tenere la mia mano nella sua, tanto che per un attimo balenò nei miei ricordi tutte le volte in cui Olivia prendeva la mia mano mentre passeggiavamo, e si lamentava perchè non ero io a farlo per prima. Una volta giunti allo spazio del negozio riservato alla prova degli abiti, mi infilai in uno libero senza neanche chiudere la tendina, dato che non c' era nessuno nel negozio e non mi vergognavo affatto in presenza di Celeste. "Il velluto non mi fa impazzire..." cominciai a criticare la camicia mentre mi spogliavo di quella che già indossavo, rimanendo quindi solo con la canotta bianca addosso. Mi voltai, poi, guardandomi allo specchio mentre infilavo la camicia scelta da lei, notando che sulle braccia non mi stava poi così male. "...non è male, però." aggiunsi ricredendomi in parte e mi voltai nuovamente verso di lei stendendo entrambe le braccia lungo il corpo, in attesa che lei l' abbottonasse. Non aveva avuto il piacere di guardare nuovamente il mio ventre scolpito - poiché non avrei mostrato le mie grazie solamente per farmi elogiare o per vantarmi - così decisi di renderla partecipe. La osservai dall' alto, in modo serio e malizioso al tempo stesso, mentre si impegnava ad allacciare la camicia bottone dopo bottone, studiandone quasi ogni particolare e ogni minima espressione facciale che emettesse inconsciamente. Non potevo negare a me stesso che mi piacesse e che in quel momento la voglia di prenderla, tirarla dentro al camerino e sbatterla contro la parete per poi assaporare quelle labbra rosee e carnose c' era ed era anche tanta, ma non potevo permettermi di cedere ad una debolezza simile.

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    L'idea di aver trovata una creatura che potesse recarle pace e serenità, che le facesse dimenticar d'essere una strega, era assolutamente una delle sensazioni più belle al mondo. Ella non credeva potesse essere possibile una cosa del genere, sopratutto perché in passato solo uno dei suoi uomini non centrava affatto con la propria condizione di strega con la magia nera: il suo primo amore, quello che ormai non la faceva più soffrire, ma che ogni istante le ricordava quanto fosse amara e dolorosa la vita. Jake era subentrato nella propria vita al pari d'un uragano, pronto a stravolgerla e metterla nella condizione di apprezzare la magia maledetta che el scorreva tra le vene, ma egli era inevitabilmente collegato con quella magia, con il mondo soprannaturale, con tutto ciò che avesse a che fare con compromessi e amare realtà. Damon era stato forse il suo calvario più grande, uno tra gli uomini più passionali e irruenti ch'ella abbia mai conosciuto, ma la sua condizione di Vampiro era inevitabilmente collegata con la magia di Celeste, in un modo o nell'altro. Adesso, sebbene fossero solo compagni d'avventura e appena conoscenti, era subentrato Jamie, l'Ibrido dall'aspetto mozzafiato e dagli occhi pieni di mistero e bontà. Lo guardava con un groppo alla gola, sentendosi quasi mancare ogni tanto, date le sensazioni un po' nuove, un po' riciclate, che sembravano volerla scuotere. Egli era un Ibrido, si, lei era ben consapevole che egli avesse molto a che fare col mondo soprannaturale, ma sentiva che le loro nature passassero in secondo piano in quegli istanti e che fossero coinvolte solo le loro anime, la loro persona nella piena integrità morale. Poter dedicarsi a lui, dimostrandosi una brava compagna d'uscite, le veniva naturale: aveva dimenticato quanto fosse naturale avere un partner, se così Jamie potesse essere definito. Le uscite, le risate, il tempo passato insieme: quelle effimere realtà che infondo lei aveva dimenticato esistessero, surclassate dal Vampirismo e dai suoi poteri; non avrebbe mai rinnegato Damon e forse, se non fosse subentrato Jamie, qualcosa per lui l'avrebbe ancora provata, ma la naturalezza sulla quale veniva fondato il nuovo rapporto non l'avrebbe mai dimenticata, né vi avrebbe rinunciato, mai. Una volta scelta la maglietta e convinto Jamie, lo prese per mano e iniziò ad incamminarsi verso i camerini.
    Dapprima non fece caso a quel contatto, perché in coscienza e in sincerità lo fece senza malizia: era quella la peculiarità di Celeste, dimostrarsi ingenua spesso e volentieri e maliziosa al pari d'una donna trentenne quando necessario. Sentì i brividi nel sentire quella mano stringere la propria, tanto che per un istante sprofondò nello sconforto più totale al ricordo d'una stretta di mano che da tempo non riceveva. Come una carezza, un semplice bacio dato a stampo, una parola dolce ed intima; forse s'era stancata di fare quella forte, di mostrarsi sempre piacente con il mondo e di essere una spietata assassina, forse Celeste aveva compreso di essere umana prima d'esser una strega, infondo quella era la politica portata avanti da Jamie. Lui le aveva fatto capire che il mondo soprannaturale non doveva per forza cambiarla, né lei doveva piegarsi al volere della propria magia, bensì doveva comportarsi da umana; paradossale come un Ibrido potesse farla tornare indietro nei suoi passi, quasi le stesse dicendo "Sei umana, sei un'adolescente, non sei un'assassina". Ed era piacevole, infondo, nonostante restasse convinta che in un modo o nell'altro era ancora segnata, ma che poteva smettere d'esser una perfetta stratega quando era in sua compagnia, quella di un uomo, non di un mostro.
    Giunti nei camerini lasciò che lui entrasse e fece per andarsene, ma fu invogliata a rimanere dal gesto di lui intento a cambiarsi senza chiudere la tendina. Mostrò un sorriso quasi riconoscente, osservandolo attentamente, ascoltando poi le sue parole, "Il velluto non mi fa impazzire..." non disse niente ma sorrise, come di consueto, riconoscendo quanto gli uomini potessero essere tradizionali e pieni di pregiudizio per quanto riguardava il vestiario. "...non è male, però." Annuì con un sincero sorriso sulle labbra, restando poi piacevolmente sorpresa della sua incitazione a lei rivolta; iniziò quindi ad abbottonare prima i bottoni dei polsi, deglutendo poi, poggiando le mani sul petto di lui. Stette per un istante ferma ad osservare i suoi occhi cerulei, continuando il lavoro prima iniziato, fino all'ultimo bottone situato all'altezza della sua vita che fece in modo di non toccare in alcun modo: poteva anche essere attratta da lui, ma ella non era per la volgarità, per l'essere sfrontata. Tornò ad osservarlo, passando poi al colletto che sistemò bene sentendosi libera di sistemar poi la parte alta della camicia: passò dal collo al petto, parti del corpo che sebbene fossero comunque intime ella non si sentiva in imbarazzo di tastare. Sorrise, poi, con le mani tornate sul colletto, «penso che anche questa camicia possa aiutarti ad attrarre una donna...» mormorò con un filo di voce, allontanando le mani da quel corpo, appena in tempo per non cedere alle tentazioni che la stavano affliggendo. Sentì un fischio rivolto nella loro direzione che proveniva dalle labbra d'un ragazzo intento a osservarle il fondo schiena; deglutì, riluttante, tornando ad osservare Jamie.
    «Un po' sfrontato.» Mormorò, con un sorriso pieno di rammarico e sdegno tra le labbra, osservando il ragazzo che si dirigeva verso la cassa e poi l'uscita. Non era la prima volta che le capitava, ma quella volta si trovava in compagnia di Jamie e il ragazzo avrebbe anche potuto considerare che il giovane potesse essere il suo fidanzato. Invece no, non l'aveva fatto, ma il caso volle che egli uscisse dal negozio prima che Jamie potesse proferir parola, così lei tornò a guardarlo, sperando in qualche frase ironica e velata di rabbia, nient'altro.

    featuring Dianna Agron - SHEET - ISPIRED BY Nicole Scherzinger - Baby Love - DRESSES

     
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