Castle of glass

gennaio/terza settimana/martedì/mattina

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    « Elena Gilbert

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    Martedì mattina. Sembrava trascorsa una vita dal giorno prtecedente, sembrava che il tempo si fosse fermato oziosamente per lasciarmi un po' di tempo per pensare. Come se non lo facessi già anche troppo! Come se non fossi praticamente incapace di rimuginare perennemente sulle stesse cose. Mi stavo tormentando, lo sapevo bene, eppure non potevo farne a meno. I miei pensieri vertevano sempre sulle stesse cose: Stefan, Celeste, Damon e via ricominciando in un circolo vizioso dal quale non sapevo uscire.
    Martedì mattina e mi ritrovavo davanti alla finestra, con in mano una tazza di caffè ancora piena e calda, a osservare una farfalla fuori stagione e decisamente solitaria svolazzare per il giardino. Non avevo idea del perchè fosse viva, forse era stata illusa dal tiepido sole che illuminava appena il giardino o forse me la stavo semplicemente immaginando. L’Effetto farfalla, detto così mi sembra quasi una malattia, una patologia rara di quelle che figurano nei libri di scienze. Di quelle che i medici conoscono, e che ti annunciano dopo silenzi interminabili.Invece è un cambiamento, anzi una legge. Perchè anche il caos ne ha bisogno, di leggi intendo. Le farfalle non lo so se al caos piacciono, a me sì.Volano a caso, sembra che non vogliano cambiare nulla, e invece ti cambiano la giornata.Basta vedere l'effetto sui bambini: gridano, saltano, prendono a urlare. Gli basta una cosa del genere per cambiare la loro giornata. Adoravo inseguirle per ore intere nei pomeriggi assolati, nel giardino della casa sul lago dove io e Jeremy passavamo l'estate. Erano le mie compagne di giochi preferite...ma in così tanto tempo cambiamo parecchie cose.A me, per esempio, non bastava più solo quello per essere felice, ma rimanevo affascinata comunque dal loro instancabile equilibrio, dal loro continuo battere le ali. Sono minuscole, la loro vita vale un battito di ciglia della nostre eppure hanno sulle spalle un compito simile.L'effetto farfalla.In altre parole il fatto che minuscoli eventi, anche all'apparenza stupidi, possono cambiare dall'altra parte del mondo qualcosa. La questione è sempre lì, il nocciolo del problema è lo stesso: con una teoria simile, se una farfalla fa cambiare qualcosa, l'uomo sconvolge una vita. Io sconvolgevo in male, di solito. Guardate Stefan! Aveva conosciuto me e in modi parecchio complicati era tornato ad essere il mostro di una volta, talmente circondato dall'odio che non riusciva nemmeno a uscire. E Damon? Lui stava soffrendo per amore di una donna che avrebbe solo voluto non far soffrire nessuno.
    soffrendo per amore di una donna che avrebbe solo voluto non far soffrire nessuno.
    Sì avrei voluto tanto non dover vedere nessuno stare male. Avrei voluto non essere costretta a ferire uno per far felice l'altro..per far felice me. Perchè credetemi piuttosto che essere felice portando dolore avrei preferito vivere una vita priva di gioia ma...ma non avevo scelta infondo. E dopo la giornata appena passata, dove tutto sembrava aver preso una piega diversa, infondo avevo riaquistio un po' della mia voglia insana di lottare. Se no per me per Stefan almeno. Non impiegai quindi troppo a finire il caffè e mi vestii in fretta, con abiti larghi e comodi, per poi dirigermi con una corsa sana e ritmata al pensionato salvatore. Non volevo illudere Damon, benchè fossi ben cosciente della scarica elettrica che ogni volta che gli stavo attorno mi invadeva ma finchè non gli ero accanto ero ancora in grado di pensare in maniera lucida e distaccata, in grado di fare piani e avere idee che poi non sarei riuscita sicuramente ad attuare.
    Bussai con sicurezza, sperando solo di trovare il maggiore dei Salvatore, ben cosciente che per il mio piano contorto era l'unica persona capace di aiutarmi davvero.



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    « DAMON SALVATORE

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    Jill, vorrei il solito. dissi con il mio solito tono appoggiandomi al bancone del bar. Arriva subito rispose l'uomo che si apprestò a versarmi del buon e vecchio Bourbon nel bicchiere dinanzi a me. Lui sapeva sempre quello che volevo in un modo o nell'altro. Allungai la mano iniziando a sorseggiare ilmio amato drink preferito, sentendo il sapore amaro invadermi la gola che aveva smesso di bruciare per la sete di sangue. L'alcool placava la sete....questo era un dato di fatto sul quale sia io che Stefan ci trovavamo d'accordo. Finì il contenuto del bicchiere in un solo attimo sentendomi stranamente osservato. Mi guardai attorno a notai alla mia destra una biondina niente male che mi fissava con occhi languidi e piuttosto espliciti. Da quanto avevo visto e sentito non mi aveva tolto gli occhi di dosso da quanto ero arrivato al bar. Bisogno di compagnia?chiesi alzando il bicchiere di nuovo pieno per magia. La biondina mi fece un sorriso e senza dire una parola si alzò sedendosi nel posto accanto al mio. Era per caso la mia serata fortunata quella? Nella mia mente iniziarono a scorrere varie idee sul proseguimento della nostra serata insieme....Sesso prima o dopo essermi nutrito di lei? O magari sia prima che dopo così non sarei stato più indeciso. Cosa fa una ragazza bella come te tutta sola in un posto come questo? chiesi io con la mia solita aria da seduttore. Aspetta che un tipo come te le offra da bere. Bingo! Pensai mentre feci un cenno del capo a Jill che intese la situazione alla perfezione. Feci scontrare il mio bicchiere contro il suo fissandola tramite i miei grandi occhi color ghiaccio per poi avvicinarmi a lei e senza neppure chiederle il permesso la bacia con foga e trasporto. Eccoti dov'ero. Ti stavo cercand... una voce che conoscevo fin troppo bene interruppe quel momento idilliaco e fui costretto a voltarmi alla mia sinistra notando Elena visibilmente scossa e confusa. Sono sempre stato qui. commentai io mordendomi il libro inferiore ancora carico del sapore dalla biondina. Lei sarebbe? chiese la ragazza davanti a me indicando la mia nuova compagnia. Una mia amica... commentai lanciandole uno sguardo malizioso e complice. Mi venne da sorridere notando l'espressione corrugata e adirata di Elena che sembrava quasi gelosa? Oh si...riuscivo a leggerglielo in viso, per quanto fosse palese. Sai dovresti imparare a mascherare meglio quello che provi. sentenziai mentre prendevo l'ultimo sorso di drink e scendevo dallo sgabello. Senza aggiungere altro afferrai la mano di Elena e la condussi in bagno. Ora sono tutto tuo....puoi fare di me ciò che vuoi. dissi aprendo le braccia per poi farle cadere lungo i fianchi. Notai la perplessità della ragazza inizialmente...ma era stata a lei a cercarmi, quindi implicava che volesse parlarmi di qualcosa...magari aggiornamenti sugli ultimi guai in città. Visto che stava prendendo troppo tempo per i miei gusti avanzai di un passo verso di lei afferrando il suo viso tra le mani pronto per..TOC TOC!!!!

    No ma seriamente!? Neppure nella mia immaginazione avevo pace ed un pò di fortuna? sembrava quasi che qualcuno si divertisse a prendersi gioco di me. Come uno di quei pupazzi che usavi a tuo piacimento e a cui potevi infliggere tutte le pene che desideravi. Non solo ero sfortunato per via di Elena che sembrava preferire un fratello che si era dimenticato completamente di lei piuttosto che a me...ma a questo si sommava quanto era successo con Celeste, un altrettanto casino, tutto sommato alla storia degli Originali e l'impossibilità di uccidere Klaus. Aprii controvoglia di occhi...notando la luce che entrava tramite la finestra ed un suono di disappunto uscì dalle mie labbra. Che ore erano? Non ne avevo idea, sentivo solamente qualcuno bussare alla porta in modo piuttosto insistente.
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    Un vampiro non può mai avere un attimo di pace. dissi con una sottile ironia mentre mi legavo in vita il lenzuolo. Si mi piaceva dormire completamente nudo...qualche problema a riguardo!? Scesi da letto scalzo ed andai al piano di sotto domandandomi chi potesse essere quell'ospite mattiniero. Arrivai in prossimità della porta e poco prima di aprirla mi ritrova a dire. Se cercate il fratello buono non è in cas... mi bloccai non finendo la frase visto che mi ritrovai di fronte Elena in persona. Ora era reale e non più la protagonista dei miei sogni incompiuti e anch'essi sfortunati. Sul mio viso comparve un sorriso disteso e compiaciuto mentre mi appoggiavo alla porta fissandola. Wow....dovrei sognare più spesso. dissi ironicamente riferendomi a qualcosa che potevo capire esclusivamente io. Sorrisi visto che ritrovarmela lì mi faceva sempre uno strano effetto..ma prima di cantar vittoria volevo sapere il motivo della sua visita...magari come stavo dicendo era venuta per Stefan e quella mia gioia improvvisa sarebbe crollata in un solo secondo.






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    « Elena Gilbert

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    Damon Salvatore, un nome e un programma. O almeno per me che di pensieri ne avevo anche troppi ma che amavo torturarmi con pensieri sempre nuovi. Damon, il fratello maggiore di quello che sì era ancora da considerare il mio attuale fidanzato, nonchè uno Squartatore neanche troppo in incognita che da qualche mese -cioè per tutta l'estate fino a quel momento- aveva ben deciso di voltarci le spalle e andare dalla parte del diavolo. Damon, il fratello più egoista, egpocentrico, sarcastico, subdolo e infondo dolce che conoscessi, lui che avrebbe fatto qualunque cosa per il fratello a patto di nasconderla sotto un atto prettamente spregevole. Lui che, vista il suo carattere che lo portava ad essere più impulsivo che altro, finiva sempre per fare le cavolate apocalittiche e convincersi che era sempre lui a doverle risolvere, anche se alla fine finiva per acollarsi anche i problemi degli altri già che c'era. Detta così era davvero un mix letale di controsensi, e in realtà non era poi molto diverso nemmeno in pratica. Era...Damon, non avevo altre parole per difinirlo. Lo stesso ragazzo testardo per il quale mi ero battuta davanti a quella biondina insipida che sembrava essergli ultimamente tanto appiccicata. Sì mi aveva dato fastidio il loro abcio al ballo, mi dava fastidio il fatto che lei si defiinisse cocciutamente "attratta" da lui e ricambiata o che -come aveva detto lei?- fosse invaghita di lui. Conoscevo bene quella sensazione orribile che mi aveva invaso lo stomaco e la gola quando quella ragazzina era venuta a insegnare a me come trattarlo, eppure avevo cominciato a convincermi che non fosse il caso di pensarci. Lo avevo difeso, avevo detto cose che forse non avrei dovuto dire ma tutto questo perchè... perchè avevo paura. O almeno mi stavo convincendo che fosse per quello. L'ultimo tentativo di salvare Stefan che mi era rimasto a disposizione era andato in fumo, sapevo che lo avrei perso e che non ptoevo fare niente per riportarlo da me, Damon si era messo a baciare quell'ochetta in biondo davanti a me in una sera in cui avrei solo voluto la sua compagnia, oltretutto lo aveva fatto dopo avermi abbandonata da sola in mezzo al nostro ballo...era logico che mi sentissi confusa. L'unico amico che mi era rimasto sembrava impegnato in altro, il mio fidanzato non voleva farsi aiutare e il tutto condito da continue idee suicida proprio dal mio migliore amico. Sì era tutto troppo intenso perchè riuscissi a mantenere uel controllo e quella lucidità mentale che ostentavo di solito. Sarebbe successo prima o poi, non c'era da stupirsi che fosse successo nel momento più sbagliato. O almeno questa era quello che stavo tentando di convincermi a credere.
    In realtà non avevo bisogno di qualcosa di complicato, al momento. Se anche tutto quel che avevo urlato davanti a Celeste era vero comunque non ero pronta a Damon, non ero pronta a tutto quel che mi avrebbe travolta se mai avessi scelto lui. Non ero pronta a lui. Prima avevo bisogno di districare tutti gli altri problemi- aiutare Stefan a tornare, rimettere a posto quella vita sconnessa che mi era rimasta, fare in modo che tutto tornasse alla normalità- e fino a quel momento le cose complesse e piene di problemi non avrebbero aiutato. Non che Damon lo fosse ma era...imprevedibile. Con lui non sapevo mai cosa aspettarmi, che cosa poteva far,e come poteva comportarsi e tanto meno perchè. Era un terno al lotto costante, non era possibilie capire che cosa fosse possibile e cosa no. Si potrebbe quasi osare che con lui non ci fosse nulla di impossibile. Poteva svegliarsi una mattina, andare al Mystic Grill, decidere di andare con la barista e poi dissanguarla il tutto senza porsi tante domande in merito... e quel che mi serviva ora era quella sicurezza, quella quotidianità che avevo perso.
    Per questo la vicinanza con Stefan mi faceva bene: lo conoscevo a memoria, sapevo che era stata la scelta sicura per molto tempo e mi ero auto- convinta che lo sarebbe stata anche questa volta. Non potevo comunque negare che ogni volta che mi trovavo vicino a lui c'era una sorta di energia...no era sbagliasto definirla tale. Era più un filo invisibile che ci univa e che mi attirava incredibilmente verso di lui. Poco importava che fosse dietro una porta, come in quel caso: se c'era lui nei paraggi non potevo che sentirmi al centro di un tornado. Mi attirava a sè, creava una scarica elettrica tra noi che non sapevo gestire. E stargli lontana dicventava impossibile, benchè spesso tutto diventava così incontrollabile che lo avrei voluto.
    Per una persona che negli ultimi tempi aveva bisogno di avere tutto più o meno sottocontrollo quella sorta di legame era maledettamente difficile da sopportare! Eppure...eppure niente. Dovevo smetterla con tutte quelle illusioni. Avevo fatto la mia scelta, non pensarci, e l'avrei portata avanti. Ero stata confusa, spaesata e ora avevo bisogno di calma e sangue freddo per affrontarlo senza che i muri che stano difficilmente costruendo si infrangessero. Aveva infatti la straordinaria capacità di rendere vani i miei sforzi, di qualunque natura, con una semplicità che ogni volta li faceva sgretolare da soli.
    Calma e sangue freddo, niente di più e niente i meno. Calma e sangue freddo per etenergli testa e impedirgli di distruggermi. Calma e sangue freddo per continuare a mentirmi facendo finta di nulla. Calme e sangue freddo per affrontare un incontro che si prospettava difficile più dal punto di vista emotivo che altro.
    Percepii più che sentire la sua voce dietro la porta e ancoran prima della voce percepii la sua presenza. Cominciò a mancarmi leggermente il respiro e iniziai a sentirmi sul filo del rasoio. Risposta esagerata forse, considerando che non aveva quasi detto nulla a me in particolare, ma non riuscivo a fare diversamente. Mi concessi un'altra boccata d'aria prima di ritrovarmi due pupille azzurro ghiaccio riflesse nelle mie. Il mio sguardo cadde lentamente, nemmeno fosse stata una foglia caduta dolcemente da un albero, e mi ritrovai davanti il corpo di un adone. Avete presente le raffigurazioni di quei dei greci perfetti? Ecco ancora meglio, considerando che era reale. Mi aveva aperto la porta mezzo nudo! Sì perchè non venitemi a dire che sotto a quell'asciugamano striminzito portava qualcosa! Sbiancai per poi arrossire di colpo e tornare a posare lo sguardo su un terreno più sicuro come i suoi occhi. Ero certa avesse colto quel che stavo guardando ma lasciai perdere: qualunque donna davanti a lui avrebbe fatto la stessa cosa. E fino a prova contraria io ero una donna e in quanto tale non potevo resistere a certe tentazioni. Questo non c'entrava niente con tutta la confusione in merito che mi aveva travolta giorni prima...giusto? Presi l'ennesimo profondo respiro, interrotto questa volta dalle sue parole. Aveva parlato di un sogno e per quanto enigmatico fosse ero quasi sicura che mi avesse sognata. Era la risposta più plausibile. Mi aveva sognata...Damon Salvatore aveva sognato me! Perchè? Come? Quando? Che facevo nel sogno? La curiosità mi stava mangiando lentamente e inserabilmente e la sfida più grande era non farglielo capire.
    Raccolsi quindi tutto il coraggio e la buona volontà che mi erano rimasti ed entrai di gran carriera nel salotto del Pensionato. Era fatta, il mondo reale e sicuro era fuori e io ero nella tana del lupo. Con il lupo stesso presente e ben attento a quel che facevo. Sorrisi appena, ritrovando l'entusiamso e la voglia di fare di quella mattina, e posai a terra lo zainetto pieno di paletti di legno. Il legno contro il parqeut emise un suono inconfondibile per niente positivo.
    «Non sono venuta qui per Stefan e mi spiace aver interrotto le tue...ehm....fantasie a quanto pare ma ho bisogno di una mano e non ti permetterò di minare la mia calma, non oggi. Ieri ho visto Stefan ed è chiaro più di prima: ha bisogno di una mano. E anche io...e sei l'unica persona che può aiutarmi, lo sai bene...»
    dissi con premessa, giocherellando ansiosamente con l'orlo della felpa. Sì lui mi metteva in ansia, ma non era un segreto di stato. Era uno stato emotivo che non sapevo spiegarmi e che di solito sfociava, per l'appunto, in un incontrollabile senso di tensione. Non amavo l'idea che mi stess sognando in chissà quali vesti ma non potevo e non volevo infilare il coltello nella piaga. Aveva qualcosa verso di me, provava qualcosa e se le sue fantasie lo facevano stare meglio, per quanto forse era il caso di discuterne una buona volta, gliele avrei lasciate. Infondo non sarei riuscita ad analizzare quel che provavo ancora una volta...perchè mi stavo forzatamente convincendo che non ci fosse nulla, e così doveva essere.Non avevo finito lì, infondo non avevo praticamente detto nulla e mentre il silenzio stava attechendo al suo decisi di spiegarmi meglio.
    «Ho bisogno che mi insegni a uccidere i vampiri o per lo meno a fargli del male...»
    spiegai. Sì non era saggio chiedere a un vampiro di insegnarmi come ucciderlo ma...Era damon e avevo tremendamente bisogno che si fidasse di me come io mi fidavo di lui




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    Due occhi grandi e dolci mi squadravano confusi e perplessi ed io inizialmente non capii a cosa era dovuto quello sguardo leggermente perso e non preparato. Solamente quando seguii la traiettoria dello sguardo della ragazza capii che andava a finire sulla mia tenuta mattutina. Ok era vero...avevo aperto la porta mezzo nudo, con un misero asciugamano in vita ma infondo erano fatti miei come dormivo di notte o sbaglio? Ero libero di fare quello che più volevo....e visto che non dove dar conto a nessuno non mi sentii affatto in colpa. Avrei aperto in quel modo anche allo sceriffo o semplicemente a Stefan. Quello era il mio modo di essere e non l'avrei cambiato, mai.
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    Che è quella faccia? Hai visto per caso un fantasma..ops..un vampiro!? dissi apposta per ridurre la tensione sessuale che detto molto sinceramente io percepivo. Oh non ditemi che lei non la stava percependo perchè sarebbe stata ipocrita e bugiarda...ed io avevo sempre detestavo le persone così. La mia consueta ironia era fatta per darle una sorta di "buongiorno" come mio solito ma anche per ridurre quell'imbarazzo che leggevo nei suoi grandi occhi scuri. Abbassai appositamente lo sguardo sul mio fisico scolpito e muscoloso, congratulandomi con me stesso per gli ottimi risultati ottenuti per poi aggiungere alla ragazza. Scusami ma amo dormire senza impedimenti. scherzai nuovamente aprendo maggiormente la porta, ancor prima di sapere il motivo della sua visita.Parliamoci chiaro....l'avrei fatta entrare anche se voleva aspettare Stefan o semplicemente volesse prendersela con me per qualsiasi cosa. Di cose da recriminarmi ne avrebbe trovate sicuramente. Così compii un passo di lato...lasciandole libero il passaggio mentre con la sua voce vellutata ed ancora in visibile imbarazzo mi spiegava che non era venuta per mio fratello, ma bensì per me. Alzai il sopracciglio soddisfatto e compiaciuto mentre coglievo la sua frecciatina sui miei sogni/immaginazioni sul suo conto. Almeno quello potevo farlo o mi era vietato dalla Sacra Inquisizione?!
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    Tranquillizzati nel mio sogno non eri sola. dissi apposta per punzecchiarla e per irritarla nonostante tutto. Tanto sapevo che sotto sotto un pizzico di quella gelosia la nutriva nei miei confronti....mi ricordavo ancora quell'occasione con Rebekah al falò, alcuni mesi prima. Richiusi la porta alle sue spalle mentre la superavo dandole le spalle, ma per non "minare la sua calma" come aveva appena detto lei necessitavo di un indumento,meglio una camicia rigorosamente nera. La notte prima mi ero svestito un pò dove capitava quindi trovai la maglia del giorno prima proprio sulla grande poltrona in mezzo al salotto. Incassai piuttosto bene il colpo dovuto alla frase "ieri ho visto Stefan." Già...qualcosa lo sentii dentro di me...come un leggera e minuscola crepa ma a cui cercai di non badare più di tanto. Era normale che succedesse...lo sapevo bene ma avevo il costante terrore della notizia..."Il grande e potente stefan è tornato a riprendermi e vivremo felici e contenti.". Sapevo che sarebbe successo prima o poi...ma molto egoisticamente speravo di avere ancora un pò di tempo per me. Per noi ecco. Rimasi in attesa della sua richiesta...perchè tanto già sapevo che di quello si trattava...ed infatti. sei l'unica persona che può aiutarmi, lo sai bene... A quelle parole il mio sguardo da perenne divertito e buffone svanì, lasciando un sorriso amaro . Io ero sempre quello di cui aveva bisogno in tutte le situazioni ma non quello che amava o che avrebbe scelto. Questa era la questione di fondo. Chiedi e ti sarà dato. dissi appositamente per nascondere quei pensieri amari e malinconici che tenevo rigorosamente dentro di me. La guardai sistemandomi al meglio la maglia ed dirigendomi verso il grande carrello dei super alcoolici. Bhe dovevo fare o no colazione?! Mi versai un pò bourbon nel bicchiere che iniziai a sorseggiare durante l'attesa, che non durò poi molto. Ho bisogno che mi insegni a uccidere i vampiri o per lo meno a fargli del male...» A quelle parole sentii quasi il liquido andarmi di traverso ma cercai di deviarlo verso il percorso giusto, spalancando gli occhi confuso e perplesso io ora. E perchè mai?A cosa ti servirebbe? chiesi interessato ed incuriosito mentre girovagavo per la stanza con il bicchiere in mano. Volevo capire il suo piano in modo da poterle rispondere di conseguenza...non poteva informarmi solamente di quel piccolo dettaglio minuscolo e non delle sue reali intenzioni. Non sarebbe stato corretto. Chi vorresti mai uccidere con quelle tue dolci manine?sentiamo... dissi apposta prendendola in giro.Insomma uccidere qualcuno non era facile...specialmente un vampiro assettato di sangue, chiunque fosse il suo obiettivo.




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    Avevo decisamente bisogno di un lungo respiro, di calmarmi e anche in fretta o avrei finito per fare l'ultima cosa che volevo: ferire Damon. L'influena che riusciva ad avere su di me era sconcertante prima di tutto per la sottoscritta. E come se prima di parlare a me, parlasse al incoscio, costringendomi a dire e fare cose che non avrei dovuto. E in un periodo come quello la sua presenza per me non era decisamente un toccasana, non ora per lo meno che stavo lottando con tutte le mie forze contro la parte di me che avrebbe voluto analizzassi tutto quel che provavo nei minimi dettagli. Sapevo bene che avrei scoperto qualcosa ma non volevo sapere nemmeno lontanamente che cosa fosse. L'unica cosa che mi ero permessa di ammettere era che sì, mi stava tremendamente a cuore quanto e perchè Damon soffriva, e sopratutto mi stava a cuore non essere io l'artefice del suo dolore. Il che richiedeva una certa cura nel scegliere ogni singola parola da dire in sua presenza, cura che mi portava in uno stato di ansia quasi ingestibile.
    Per non parlare della continua tensione -sessuale o meno- che sembrava unirmi a lui ogni volta che mi trovavo nei suoi paraggi. Il mio stato mentale in quel momento non era per niente dei migliori, anzi. Ero vicina al limite, non solo per quel momento ma anche per tutto quel che avevo passato in quei giorni e che lì, davanti a lui, sembrava pesarmi sulle spalle. Era una persona attenta a qualunque cambiamento, e sopratutto era capace di percepire ogni minima sfumatura di quel che dicevo, cosa che lo aiutava a cogliere particolari che a me erano sfuggiti.
    Anche il mio sguardo era stato minuziosamente controllato, fino a che non aveva trovato esattamente che cosa stavo osservando. Non lo stavo criticando per quello, dannazione, allora perchè a lui sembrava che lo stessi facendo! Non volevo giudicare, chi ero io per farlo, solo che...quella dannata attrazzione mi aveva spinto ad abbassare lo sguardo. Non era colpa mia, non ci avevo nemmeno lontanamente pensato, anche se ragionandoci sopra cominciai a chiedermi perchè fosse nudo. Sì beh poteva essere anche un modo di dormire, come aveva appena detto lui, ma...se invece aveva dormito con qualcuna? Era capace di farlo e non volevo nemmeno sapere perchè mi importasse tanto, ma appena elaborai quella tesi sentii una stretta allo stomaco. Quell'idea mi infastidiva quasi quanto aver visto lui e Celeste al ballo e il motivo era così palese... e doveva essere anche dannatamente ignorabile. Socchiusi gli occhi, alla ricerca disperata di quella pace che avevo prima di incontrare i suoi occhi, e ringraziai segretamente il cielo perchè aveva deciso per lo meno di coprirsi. I suoi abiti in giro sembravano essere lì solo per confermare di nuovo la mia teoria, deduzione che portò ad un altra fitta. Distolsi volutamente lo sguardo da tutto quello, provando a concentrarmi su qualcosa di neutro come il pavimento.
    Anche la sua battuta sul sogno non mi piacque per niente: sembrava che mi stesse dicendo che poteva sognarmi quando e come voleva, ma io non avevo mai detto di avere nulla in contrario! Cioè ecco...non sapevo nemmeno come sentirmi al riguardo, c'era un aggettivo che potesse descrivere la mia reazione? Perchè al momento cose come "sorpresa" o "lusingata quasi" sembravano troppo positive e sbagliate per accettarle.
    Contegno, avevo bisogno di contegno. D'altronde fino a che ero fuori dalla sua portata tutte le mie giustificazioni, tutto quel lavoro su perchè dovevo tornare con Stefan, reggeva perfettamente..perchè nel suo campo magnetico non doveva reggere? Le motivazioni erano ancora valide, le stesse di quando ero entrata giusto? Avevo solo bisogno di trovare il mio equlibrio, che stranamente riuscivo sempre a perdere.
    Una minuscola parte di me, che raramente usciva fuori e che usavo quasi sempre solo per difendermi, cominciò a urlare che avrei dovuto rispondergli per le rime alla storia del sogno ma sinceramente non avevo nessuna voglia di distruggere le sue fantasie. Che mi sognasse come voleva, infondo che faceva di male? Non mi stava ferendo in nessun modo, e io mi ero appena ripromessa di fare lo stesso con lui.
    Mi ero resa conto che nominare Stefan era la cosa più sbagliata che potessi fare ma purtroppo non potevo evitare l'argomento, consierando che era il motivo principale per il quale ero lì. Rimaneva suo fratello e nolente o volente non poteva rifiutarsi di aiutarlo. E se Stefan non voleva l'aiuto di Damon allora avrebbe avuto solo il mio, ma io non potevo rinunciare a farmi aiutare da Damon. Stefan? Beh quando e se lo avesse mai sapito avrebbe messo da parte la sua stupida gelosia e lasciato perdere, perchè lo stavo facendo anche per lui.
    Chiedi e ti sarà dato...come se il suo unico compito fosse quello di compiacermi, di esaudire i miei bisogni e poi farsi da parte. Provai a trattanere il senso di nausea quando mi resi conto che in effetti la realtà non si discostava troppo da quelle parole ma...che diavolo potevo farci? Doveva dire quello adesso che ero così fragile diamine? Ora che mi sentivo sul filo di un rasoio, ora che tutte le mie scuse sembravano inutili e senza un senso preciso.
    A fatica archiviai anche quella frase, sorridendo appena alla sua battuta sulle mie mani. Okay questo era un campo molto più sicuro, poteva dire quello che voleva fino a che era così spiritoso. Ora però toccava a me parlare e che cosa potevo dire?
    Beh in effetti di cose da dire ne avevo, solo che tutte non c'entravano nulla con il motivo per cui ero venuta lì.
    Dopo uno sforzo disumano nel ricordare quel che avevo progettato di dire mi ripresi, ricostruendo la mia maschera di calma.
    Stefan ha bisogno di aiuto, che tu lo odi o no. E per quanto le cose possano essere cambiate in tutto questo tempo devo aiutarlo. Ho un piano in mente, e so che odierai questa cosa almeno quanto lui ma se Stefan non vuole essere aiutato da te, se Stefan ha le sue motivazioni per non fidarsi..io non le ho. Ho bisogno di imparare a uccidere un vampiro per contrastare Klaus o chiunque provi a portare Stefan a tornare lo Squartatore, per quel che ho in mente, e ...ho bisogno di saper ferire un vampiro senza fargli troppo male.

    spiegai provando a trattare l'argomento "fratello minore" con le pinze. Sì non volevo finire a parlare di ,lui nemmeno io, per qualche contorta ragione. Posai le poche armi che mi ero portata nello zainetto sul tavolino da thè e presi a giocherellare con un paletto di legno, che in mano mia diventava un innoqua arma considerando che ero incapace di usarla.
    L'idea era di costringerlo a rimanere in astinenza da sangue umano il tempo sufficiente per "guarirlo"...
    sussurrai poco dopo, abbassando lo sguardo sulle mie mani. Era un piano suicida e mentre lo pronunciavo mi resi conto che non mi avrebbe lasciato fare probabilmente niente di tutto quello.



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    « DAMON SALVATORE

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    Su andiamo...non ci voleva un essere, umano o vampiro, troppo intelligente e brillante per capire che quella mia visione mattutina poco vestita l'aveva scombussolata e non poco. Glielo potevo leggere da quello sguardo imbarazzato e quel alone rossastro che le aveva colorato le guance. Era così palese per me capire molto spesso quello che le passava per la testa....come altre volte era assolutamente impossibile. Ed era anche quella sua trasparenza nell'animo e nelle emozioni che mi piaceva di lei...quel suo timore nel rivelare i suoi veri pensieri, le sue reali sensazioni e quel suo leggero imbarazzo mi faceva davvero impazzire. Forse perchè quell'aspetta era uno dei tanti che caratterizzava chi aveva ancora un cuore che batteva, il sangue che scorreva nelle vene e chi aveva una vita finita da poter vivere appieno....o meglio chi era ancora classificato come umano, a tutti gli effetti. La invidiavo sotto molti punti di vista...e quella sua innocenza era una delle cose per cui bramavo maggiormente. Rimasi in completo silenzio contemplandola durante la sua impeccabile spiegazione...mentre con la mia solita aria interessata ma allo stesso tempo annoiata sorseggiavo quel liquido invecchiato almeno trent'anni. Stefan ha bisogno di aiuto, che tu lo odi o no. Dliin dliin informazione assolutamente sbagliata. Alzai la mano per interromperla visto che quello era un punto assolutamente fondamentale di tutta quell'ingarbugliata faccenda. Io non odio Stefan. specificai incastrando i miei occhi terribilmente chiari nei suoi. Mandai giù un altro sorso di quel drink amaro e forte, cercando di placare non solo la sete che sentivo in quel preciso momento davanti ad Elena.
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    Odio ciò che rappresenta, ma non lo odio. Non più almeno. aggiunsi non deviando da quel contatto visivo non da poco che si era instaurato tra di noi. Cosa volevo dire con le mie parole assolutamente poco enigmatiche?! bhe non odiavo Stefano personalmente...perchè era mio fratello e nonostante i nostri iniziali problemi avevo smesso di avercela con lui da parecchio tempo, specialmente dopo parecchie dimostrazioni di gratitudine. Insomma ci eravamo salvati la pelle a vicenda parecchie volte...smossi da quel sentimento fraterno che non credevo di avere ancora. Ma non era quello il punto...io odiavo la figura di Stefan nella vita di Elena...il fatto che lei lo amasse talmente tanto da non darmi neppure una minima possibilità...odiavo il fatto che ci "sarebbe stato sempre e solo Stefan" nella sua vita..e odiavo lui per averla nel modo in cui io non potevo. Ecco il punto....ma questo esulava il fatto che l'avrei salvato comunque, da qualsiasi cosa e da chiunque. Lui l'avrebbe fatto....in un modo o nell'altro....e quindi avrei dovuto ricambiare il favore, per l'ennesima volta. E poi forse...in quella lontana possibilità sarei stato libero. La continuai a fissare senza muovermi di un centimetro visto che ero convinto che avesse capito dove volevo andare a parare. Non le avrei fatto le solite pressioni....non quel giorno o quella mattina ma ci tenevo a sottolineare come stavano veramente le cose per me. Dentro di me. Elena dopo poco riprese a spiegare il suo piano e su molti punti non mi trovai d'accordo. Insomma apprezzavo la sua iniziativa ma era pericoloso....dannatamente pericoloso, specialmente per LEI. Tu che contrasti Klaus...sai non scommetterei neppure un centesimo sulla tua vittoria, Elena.Insomma stiamo parlando di un vampiro invincibile contro un esile e...indifesa ragazza. iniziai con un tono scherzoso sperando che non parlasse sul serio ma quando notai il suo sguardo determinato e deciso divenni serio ed un'espressione corrugata invase il mio viso. Non se ne parla neppure. E' troppo pericoloso..insomma rischieresti di farti ammazzare. sentenziai finendo il contenuto del bicchiere in un ultimo sorso. La gola bruciò e solamente in quel momento decisi di muovermi...iniziando a vagare senza meta e destinazione dentro a quel salotto. Avanti e indietro dandole appositamente le spalle. E come vorresti "guarirlo"? Con il tuo grande amore? chiesi questa volta leggermente acido visto che l'idea e l'immagine di Elena in pericolo mi faceva quell'effetto. Scattavo, mi impuntavo e non reagivo a mente lucida...ma lei era il mio punto debole e che volessi o meno, il centro del mio attuale universo.Quindi scusatemi se non reagivo con estrema GIOIA all'idea che lei volesse quasi sacrificarsi per amore del mio grande ed unico fratellino. Io l'avrei fatto per lei...ma lei non di certo per ma, ma per il fratello sbagliato. Triste la sorte a volte. Mi fermai accanto alla finestra...spostando leggermente la tenda e fissando fuori l'orizzonte. Sentii il tepore del sole arrivarmi alla pelle...ma non percepii caldo, semplicemente la luce fuori fece socchiudere maggiormente i miei occhi a due minuscole fessure. E in quel momento pensai alle sue ultime parole... Ho bisogno di saper ferire un vampiro senza fargli troppo male. bhe inconsciamente lo stava facendo...ma il dolore non era così lieve come credeva.




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    « Elena Gilbert

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    Calma. Avevo bisogno di calma e non l'avevo trovata, anzi ero ancora più nel panico di poco prima. Mi stava deconcentrando dal mio obbiettivo, ovvero provare ad usare parole chiare e precise per esprimermi senza essere freintesa. Beh stava succedendo l'essato contrario, per colpa di quel dannato vampiro che aveva la dannata capacità di destabilizzarmi in quel modo! Possibile che non potesse essere come tutti gli altri? Che non potesse semplicemente essere una persona che la pensava diversamente arginabile? No lui doveva essere quello in grado di farmi perdere ogni freno. Lui doveva per forza essere l'unica persona al mondo -o almeno tra quelle che conoscevo- capace di distruggere tutte le mie difese. Perchè? Perchè doveva per forza esserci lui a complicare le cose? Perchè doveva essere così bravo a smascherarmi in così poco tempo? Le mie vocine continuavano ad urlarmi che se non fosse stato così io non avrei potuto...non ascoltai il resto. Non era qualcosa che volevo sentirmi dire, anche se quelle vocine non esistevano davvero ed ero solo io stessa che stavo lottando tra me e me. Andava avanti così da giorni ormai, non c'era una notte che riuscissi a dormire decentemente e sentivo tutte le giustificazioni che ero riuscita a armi scricchiolare sotto il peso di tutti quei pensieri che avevo nascosto.
    Pensavo che la calma fosse la chiave di tutto quello e lo era stata almeno fino a che non avevo deciso di ricorrere a Damon per farmi aiutare in quel dannato piano suicida. AVrei potuto chiedere ad Alaric, o a Jeremy o a Bonnie ma la veriità era che Damon era l'unica persona di cui riuscivo a fidarmi. E l'unica che rendeva vani i miei tentativi di fare le cose per bene. Se avevo appena provato a ponderare per bene le mie parole, per non sbagliare nulla...beh avevo appena miseramente fallito. Come sempre in sua presenza. Avevo finito per dire che odiava Stefan ma sapevo anche io che non era così! Solo che difficilmente lo avrebbe ammesso. Quelle poche parole che incosciamente gli avevo appena scucito erano la dimostrazione di affetto più lampante che potessi aspettaremi. Certo Damon era più "maturo" alle volte, sapeva dire di tenere a Stefan ma al momento quest'ultimo non era in grado di fare lo stesso. Non lo voleva dalla sua parte per qualche strana ragione che probabilmente avrei finito per ignorare. Lo amavo -o e su quello non potevo ammettere domande, non ne avrei più concesse nemmeno a me stessa doveva essere così, era giusto andasse in quel modo- ma non significava che lo avrei lasciato libero di fare qualcosa di così...impossibile. Credevo in lui ma anche la fiducia ha i suoi limiti che coincidono alla realtà dei fatti. Non poteva farcela da solo ed era fuori discussione che lo abbandonassi.
    Okay va bene allora diciamo che odi quel che Stefan è ma lui non si fida di te al momento..
    mi corressi sospirando. Del perchè non si fidasse di lui potevamo anche non parlarne vero? Perhcè era una cosa che...che non potevo affrotnare adesso. Non con lui davanti dannazione! Avrei finito per mandare tutto all'aria, tutti quegli sforzi immani per reggere fino a lì, per farlo per Stefan...mandati all'aria perchè ero con Damon.
    Il contatto visivo che si instaurò tra me e lui fu qiualcosa di...assurdo. Non sapevo e non potevo spiegarmelo. Non avevo idea di che diavolo mi stesse prendendo ma avrie prolungato quel momento all'infinito se solo avessi potuto.Avrie voluto solo non staccare mai più i miei occhi dai suoi, rimanere lì in eterno. E perchè? Perchè era quello che volevo e che non avevo il coraggio di ammettere. Perchè lo avevo sempre voluto eppure ora più che mai suonava sbagliato e assurdo. Suonava...un errore epico. Non potevo permettermi un attimo del genere ora, eppure non ebbi comunque il coraggio di staccare per prima gli occhi dai suoi. Entrambi stavamo mettendo troppe aspettative in quello sguardo, stavamo sperando troppo per tutto quello...stavamo e basta, stavamo troppo. Non avrei dovuto farlo, avrei dovuto fermarlo in tempo e invece lo stavo assecondando. E avrei voluto staccarmi ma nemmeno io volevo. Ecco cosa era capace di farmi, tutta la sua forza si stava risolvendo in quello scambio di sguardi: era capace di ammaliarmi, catturarmi e non lasciarmi più andare. Era capace di farmi desiderare di rimanere lì immobile per l'eternità. Era un pericolo, per entrambi cominciavo a temere.
    Perchè lui era in grado di ammaliarmi e io di ferirlo con una parola. Lui poteva distruggermi e io anche, in una manier così facile e dolorosa per entrambi che diventava comunque quasi difficile ignorarla. Avevo bisogno di...di cosa? Di nulla e di tutto. Di lui al momento, e di Stefan. Di me e di un noi che non sapevo identificare o forse che non volevo. Omissione di verità con me stessa, una cosa sbagliava ma la più semplice e giusta al momento.
    Sospirai, quando staccò lo sguardo dal mio cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza, snocciolando i pro e i contro -inutile dire che non ci fossero pro per lui- di tutto quel piano ma la cosa peggiore fu l'ultima fare. E come vorresti "guarirlo"? Con il tuo grande amore?
    Quella semplice frase, che una volta mi avrebbe fatta scattare per la rabbia, stavolta mi trafisse come un pugnale affilato. Dritto al cuore, nessuno sbaglio. Nessun errore di miraò In quelle cose era incredibilmente bravo. Sapeva mirare e prenderci subito, sapeva farmi male al primo colpo. Sapeva dove e come colpire, perchè e quando. Mi aveva tra le mani e spave cosa farmi. Mi sentii mancare il respiro, e annaspai in cerca dell'aria che sembrava mancare in quella stanza. Era la frase più sbagliata che al momento potesse dire, ora che non sapevo nemmeno io come rispondere. Guarda le sue spalle tendersi appena mentre muoveva un braccio per scostare le tende e guardare all'orizzonte.
    Non aveva la forza di guardarmi negli occhi. O non voleva. Si era reso conto del male che mi aveva fatto oppure no? Si era reso conto di quanto avrei voluto solo non ferirlo? Capiva che...che nulla. Niente che potessi ammettere ma almeno riusciva a capirlo, lui? Poteva capire qualcosa che non era chiaro nemmeno a me? Strinsi i pugni, in un fremito di rabbia e dolore, e lo guardai truce fulminandogli la schiena.
    Con quale amore? Quello che non so nemmeno se....
    dissi ma mi fermai prima di dire anche. Se cosa? Se era cambiato? Se...esisteva? Perchè c'era, c'era sempre stato e non aveva motivo per non esserci ora. Mi stava confondendo dannazione! Presi un altro respiro profondo e scostai lo sguardo dalla sua schiena, mordendomi la lingua per non dire altro.
    ....E allora se non vuoi che lo faccia da sola aiutami. Salva con me tuo fratello, se mi consideri così debole. Facciamo quel che non vuoe. Perchè non stiamo parlando del mio legame con Stefan, nè del tuo con lui. Stiamo parlando di una persone che sta male e ha bisogno di un aiuto che forse nemmeno vuole. Allora mi aiuti o devo andare da qualcun altro?
    domandai, molto più distante e contrita di quanto avrei voluto. Non meritava quel trattamente, se avesse osato guardarmi negli occhi lo avrebbe capito da solo quanto mi dispiaceva ma era l'unico modo per essere ascoltata ed esonerata dalla sua sessione quotidiana di frecciatine?



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    « DAMON SALVATORE

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    Potete pensare quello che volete, ma ferirla non era il mio intento in quel momento. Anzi mai. Vi sfido a sostenere il contrario. Semplicemente ero impulsivo e poco razionale, ma questo ormai si era capito. Era Stefan quello nato con la porzione di razionalità e di saggezza doppia, privandomene. Io ero quello che parlava senza pensare, agiva senza riflettere sulle possibili conseguenze e semplicemente quello che faceva quello che voleva. E in quel momento, dentro a quel salotto, non mi andava di giocare al "fratello perfetto" e specialmente esser bugiardo. Mi si potevano dire parecchie cose...che ero stronzo, acido, arrogante, fastidioso ma bugiardo MAI. Quindi si mi dispiaceva se Elena avesse interpretato male le mie parole ma non ci potevo fare nulla, ormai erano uscite contemporaneamente con i miei pensieri. Lui non si fida di te al momento. Allo stesso identico modo forse quelle parole colpirono me come le mie avevano fatto con la ragazza...ma le questioni erano ben diverse. Stefan che non si fida de sottoscritto. Gran bella novità. confidai mascherando quella leggera sensazione di delusione che provavo in certi momenti quando si parlava di me e di mio fratello. Avrebbero potuto darmi l'Oscar in diverse occasioni...me lo sarei meritato, credetemi. Non mi capacitavo ancora del perchè non si fidasse in quel modo, ma domandarselo forse richiedeva troppo tempo e troppe energie che avrei potuto utilizzare per altro. Infondo non mi sarei accorto della differenza ad esser sinceri. Non aggiunsi altro rimanendo semplicemente fermo a contemplare Elena davanti a me. Non si fidava di me per lei? bhe in quel caso non potevo dargli torto. Era mio fratello....sangue del mio sangue, ma spesso nella vita trovi qualcosa in grado di superare qualsiasi altro legame o sentimento, anche quello fraterno. Quindi la sua non fiducia in quel caso me la meritavo visto che ogni giorno io continuavo a SPERARE, ma questo non significava che non avessi sensi di colpa. Li avevo...eccome, altrimenti non mi sarei trattenuto così tanto. Perchè lo stavo facendo, giorno dopo giorno....non per me, ma esclusivamente per la ragazza dagli occhi grandi e dolci che mi fissava in quel momento. Avevo detto poco prima di prendere sempre quello che volevo e non era più un mistero CHI volevo in questo dannato mondo ormai. Ma nonostante questi pensieri malati e insani la questione di fondo era un'altra: aiutare la ragazza nella sua impresa impossibile o tirarmi fuori completamente sin dall'inizio?Ci furono diversi minuti di silenzio in cui semplicemente ci guardammo...ma non un semplice osservarci ma un leggerci dentro che ogni volta mi smuoveva qualcosa di forte e potente. Perchè diamine doveva essere così fottutamene difficile ogni volta? Quando sembra che facessimo passi in avanti ecco che puntualmente succedeva qualcosa che ci faceva tornare indietro, al punto di partenza o ancora più indietro. Era snervante. Fui io ad interrompere quel contatto visivo che si era creato con la convinzione di starmene buono per i fatti miei quella giornata...non volevo ulteriori drammi o semplicemente non volevo fare qualcosa che avrebbe potuto metterla in difficoltà. Si stava parlando di Stefan ora o sbagliavo? Inizia a camminare puntando la finestra alle mie spalle continuando però a sentire il suo sguardo puntato addosso. L'ascoltai attentamente cercando qualcosa di buono e sensato nelle sue parole...rendendomi conto solamente alla fine di tutto il suo bel discorsetto di una cosa piuttosto fondamentale: l'elemento sensato e che mi avrebbe potuto far accettare era semplicemente che fosse lei a chiedermelo. Lei era semplicemente la chiave di tutto. Il mio punto di debolezza....il mio punto scoperto, colei alla quale non riuscivo mai a dire di no. Pensate seriamente che l'avrei lasciata da sola a combattere contro un Klaus seppur il suo scopo fosse riprendersi Stefan? Oh be se lo state pensando significa che non mi conoscete poi così bene...io andavo pazzo per le cause perse e l'intera mia vita lo era. Solamente quando sentii quella sua mezza frase detta in quel modo, i miei occhi si spalancarono dallo stupore non capendo sinceramente cosa volesse dire. Non so nemmeno...cosa? Finisci la frase,Elena Odio i discorsi lasciati a metà.! dissi anche se nello specifico non sopportavo i SUOI discorsi lasciati in sospeso, specialmente quelli riguardanti stefan e l'amore che provava per lui. Mi voltai cercandola con lo sguardo mentre la notai più vicina rispetto all'ultima volta in cui avevo posato lo sguardo sulla sua figura.
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    Aiutami. ecco la sua richiesta...la sua proposta detta con quella sua voce in grado di chiedermi qualsiasi cosa. A volte ero terrorizzato dal potere che quella ragazza esercitava su di me...era incontrollabile, impossibile da contrastare e imprevedibile. Io potevo pensare che quello che aveva in mente era folle...azzardato, pazzo e pericoloso ma se lei era seriamente intenzionata a portarlo avanti io ero spacciato, semplicemente perchè sarei stato al suo fianco sempre e comunque. Non spostai lo sguardo su di lei cercando di trovare una minima forza per oppormi....ma invano. Lei era più forte. Lo era rispetto a qualsiasi cosa. Da chi andresti altrimenti? chiesi con un tono perplesso e curioso volendo metterla alla prova. Forse semplicemente volevo sentirmi dire che ero l'unico in grado di aiutarla, visto che era così...ma sentirselo dire da lei e dalla sua soave voce acquistava tutto un altra luce. Io non credo che Stefan alla fine dei conti se la passi così male. sentenziai con un tono decisamente diverso rispetto a quello acido e sostenuto di poco prima. Era una sottile e anche forse un pò fuori luogo battuta fatta per sdrammatizzare quell'attimo di tensione, non solo sessuale ora, tra di noi. Avrebbe già dovuto intendere le mie intenzione dal cambiamento del mio tono e dall'espressione del mio viso. Notai il suo sguardo zittirmi visto che non lo riteneva necessario quello scambio di battutine inutili ed io alzai gli occhi verso l'alto, contrariato. Ora non potevo neppure scherzare....Poi improvvisamente mi avvicinai a lei di qualche passo per poi puntarla con il dito. Sappi che non sono d'accordo. Anzi lo trovo un piano a dir poco folle. Ma non far finta di non sapere che non c'è nulla che ti negherei, Elena. Non sai mentire quanto me. spiegai avvicinando di un ulteriore centimetro il mio viso al suo. Poteva prendere in giro qualcun'altro ma non di certo me. Lei era entrata dentro a quella casa praticamente con la certezza che io avrei accettato...era innegabile. Rimasi in quella posizione per qualche istante per poi staccarmi da lei dirigendomi verso il piano superiore. Spero che tu non abbia preso impegni per tutta la giornata e che tu abbia dei vestiti di ricambio. Suderemo molto insieme oggi. dissi con un tono vagamente maliziosa...anzi senza il vagamente. La guardai dalle scale facendole cenno di seguirmi se aveva così fretta di salvare il suo grande ed unico. amore Stefan.




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    « Elena Gilbert

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    Pensava fosse facile? Pensava che fosse lontanamente semplice zittire quelle vocine prima di ascoltarle o vedere espressioni di pura sofferenza nei suoi occhi? Pensava fosse una passeggiata sapere che stava soffrendo per colpa mia eppure non potevo fare nulla al riguardo? Pensava che non mi sentissi semplicemente una persona sbagliata, un giocattolino rotto incapace di non fare del male alle persone? In realtà quel termine era sbagliato. Giocattolino rotto...dava più l'idea di qualcosa che doveva andare aggiustato ma il mio probema del rapporto con Damon stava lì: lui non aveva bisogno di aggiustarmi. A lui andavo bene così come ero, tanto che sapevo con precisione che per quanto quel piano risultasse suicida mi avrebbe aiutata. Perchè non riusciva a farne a meno...come non riuscivo a fare meno io della sua vicinanza. Ed era così facile e insieme difficile da ammettere!
    Inutile dire che le sue parole mi colpirono per l'ennesima volta, io che avrei solo voluto vedere i fratelli Salvatore felici come quando erano umani. Se fosse stato in mio potere avrei voluto cancellare tutto, ogni cosa, anche me stessa pur di rivedere quel legame fraterno semplice e puro. Avrebbe fatto bene ad entrambi. Niente frecciatine, niente scontri...niente donne per la quale lottare. Perchè non è vero che le cose devono rimanere sempre uguali, possono anche cambiare e sono quasi sicura che per loro potevano ancora cambiare. Ma era tutto troppo confuso, troppo...impostato perchè cambiassero ora. Infondo temo avessero paura entrambi che ricomincando da zero non si sarebbe risolto nulla. Quanto avrei voluto saperli felici. Felici e basta, senza se e senza ma. Avrei fatto di tutto ma ultimamente non ero per niente brava a fare del bene alle persone. Anche ora che mi stavo sforzando di non far soffrire Damon non riuscivo a formulare frasi abbastanza chiare per non ferirlo. Non riuscivo a pensare a mente lucida abbastanza bene da evitare quello sguardo di sofferenza che stavo sentendo ora. E poco importava se non mi stava più guardando, sentivo la sua sofferenza anche a distanza ormai. Eravamo legati in uno strano modo, capace di farmi sentire quando lui stava male per colpa mia. Forse perchè infondo, quando avevo dette quelle parole, sapevo che non ne avrebbe gioito per nulla.
    E allora se lo sapevo già, anche solo incosciamente, ero da prendere a calci. Lo avrei fatto volentieri da sola nel caso! Che diavolo mi saltava in mente? Perchè dovevo farlo soffrire per forza? Risposta semplice: per non farlo avrei dovuto ascoltare quelle vocine istintenti, che però al momento rischiavo di sopraffarmi.
    Sospirai con forza, ignorando l'allargarsi del vuoto al centro del petto. Era come se avessi appena ferito me stessa, non solo lui, e andando avanti la cosa non migliorò affatto. Era stato stupido pensare che non mi avesse sentita vero? Sopratutto lui che ascoltava ogni mia parola con la minima attenzione. Aveva sentito chiaramente la mia frase fermata a metà, quelle parole non dette che non volevo e non potevo dire infondo infondo. Non potevo dirlo eppure lo avevo quasi fatto. Ma dire cosa? Che diavolo potevo aver voluto dire? Lo guardai persa, incapace di decidere se dar voce alla mia ragione o a lui che mi diceva di andare avanti. Avevo paura della sua rabbia, avevo paura di qualunque cosa potesse distruggermi...e sì avevo paura di lui per lo stesso motivo. Poteva distruggermi davvero, con una sola parola, e non avrei potuto nemmeno ribattere. Feci per parlare ma alla fine lasciai perdere, forse se ne sarebbe dimenticato...vero? POteva lasciar perdere per una volta? Poteva...avere pietà di me? Glielo stavo chiedendo in silenzio, perchè non avrei retto altro dolore per una volta. Non ero pronta alla sua rabbia, alla sua risposta. Non ero pronta e basta.
    Sperai solo potesse capire. Perchè aveva sempre capito, lui sapeva esattamente cosa stavo pensando ancora prima che potessi formularlo dentro di me.
    Ed ero costretta a rimanere lì, immobile, e guardarlo da lontano quando avrei solo voluto nascondemri nei sul petto da vera egoista, lasciare il mondo fuori da lì, da noi. Avevo bisogno di quel conforto che solo lui era il calore del suo corpo sapevano darmi., volevo che mi dicesse che tutto sarebbe andato bene e che Stefan sarebbe tornato tra noi invece infierire come stava facendo ricordandomi che potevo andare solo da lui e che forse Damon stava bene come stava e che forse non voleva nemmeno tornare.
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    Non mi serviva lui per ricordamelo purtroppo, non avevo bisogno del promemoria vivente di qualcuno che mi dicesse che Stefan avrebbe potuto non tornre. E sapevo bene che Damon er al'unica alternativa che avevo, e che non avevo nessun altro da cui andare, ma comunque la mia scelta non era stata casuale. Avrei potuto scegliere Rick, avrei potuto andare da lui e dirgli che volevo uccidere vampiri. Forse avrebbe tirato indietro all'inizio, ma prima o poi avrebbe ceduto, almeno in nome della coerenza che un cacciatore di vampiri non poteva non avere verso chi voleva fare qualcosa di molto simile. Ma ero andata da Damon perchè...perchè era lui di cui avevo bisogno. Senza stare lì a capire il perchè esatto era lui quello che volevo accanto a me al momento, per quella missione che di suicida aveva tutto e di eroico poco o niente. Perchè sapeva come trattarmi, sapeva cosa fare di me...o almeno una volta lo sapeva. Adesso sembrava solo tentavo a farmi del male, a ricordarmi quanto tutto quel che stavo costruendo fosse precario. Lo guardai con occhi smarriti e umidi, trattenendo a stento le lacrime provacate dal dolore che mi aveva appena inflitto. Non ci credeva nemmeno lui...allora come diavolo poteva funzionare? Che possibilità avevo se nemmeno lui pensava che Stefan sarebbe potuto tornare? Lo stavo faceno anche per lui come dovevo dirlgielo? E come potevo anche dirlgi che Stefan non voleva che io stessi così vicina a lui ma che infondo gli voleva bene?
    Beh cominciavo a pensare che non potermi rinantare nel suo petto fosse un bene, altrimenti sarei scoppiata a piangere sul serio. Sospirai, facendo forza da sola e ricomponendomi nel minor tempo possibile. Non risposi a nessuna delle sue parole, non avevo la forza per dire nulla al momento, nemmeno per reggere la sua eventuale risposta.
    Ascoltai le sue ultime parole e dopo aver raccolto velocemente lo zainetto lo superari su per le scale. Avevo una mezza idea di dove volesse andare, e così almeno avrei evitato i suoi occhi puntati nei miei. Non mi voltai a guardare nè la sua stanza nè quella di Stefan.
    Beh Damon non penso che la mia salute, al momento, sia la tua prerogativa...tu preoccupati di allenarmi se mi prenderò un raffreddore non darò la colpa a te, promesso...
    dissi sorridendo appena, dando voce a quella parte di me tremendamente ferita che stava ancora urlando di dolore. Aveva appena sottolineato che il piano non gli piaceva ma che sapevo più che bene che non avrebbe detto di no. Sì lo sapevo...e lui sapeva che sentirmi dire che non sapevo mentire come lui faceva male? Cosa significava? Che sapeva bene che sapevo come averlo dalla mia parte? Si sbalgiava. Io non stavo facendo appello a nulla per averlo dalla mia parte, semplicemente mi fidavo e invece lui stava facendo passare tutto qello come un complicato sotterfugio. Sospirai e scossi appena il capo, immergendo lo sguardo nel contenuto dello zainetto, chinandomi a terra.
    In ogni caso Damon io non sono qui per costringerti a fare nulla nè per far leva sul mio "potere" di portarti dalla mia parte che tu dici che ho...sono venuta qui perchè sei la persona di cui mi fido di più al mondo, scusami se ho pensato di venire da te ora che tutto sta andando da schifo. Scusami se ho sperato che potessi minimamente capire che se non mi fidassi così tanto non sarei entrata da quella porta...
    sussurrai posando a terra i paletti, fingendo di nascondere tutta la mia rabbia e la mia sofferenza in quell'ordine metodico.


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    A me sostanzialmente non mi importava come passassimo del tempo insieme, vi erano delle volte, come quella precisa mattina, in cui mi bastava averla attorno e se avessi dovuto "fingere" di allenarla o di prepararla per un improvviso scontro umana-vampiro l'avrei fatto. Il fatto era che non avrebbe mai dovuto arrivare a tanto, semplicemente perchè ci sarei stato io a difenderla...a rischiare e proteggerla almeno sotto il punto di vista fisico. Quindi non lo trovavo necessario...ma avevo imparato a conoscerla quasi meglio di me e la testardaggine era una delle sue migliori e più spiccate qualità. A volte fantasticavo sul fatto che magari avrebbe avuto lo stesso impegno, la stessa energia per salvare anche me a situazioni invertite con Stefan. Sarebbe mai andata da lui per chiedergli di aiutarmi? Avrebbe mai inventato su due piedi un piano in cui avrebbe rischiato anche lontanamente la vita? L'avrebbe mai fatto per me? O era una semplice prerogativa nei confronti di Stefan? A me probabilmente non sarebbe stato concesso ma questo non mi vietava di pensarci e di fantasticarci. Decisi però di deviare quel flusso di pensieri e di concentrarmi per quanto potessi a quel nostro allenamento che si sarebbe tenuto nella stanza dove io e mio fratello tenevamo tutti i vari strumenti per allenarci..pesi, macchine e via dicendo. Continuai a salire le scale guardandola per incitarla a seguirmi...cosa che face subito dopo, afferrando lo zaino che aveva appoggiato a terra appena entrata. Paletti di legno..avevo riconosciuto il contenuto dal rumore che aveva provocato una volta a terra, grazie al mio udito incredibile. Non sarebbero bastati...non di certo per fermare Klaus, ma neppure Stefan. Era pieno, saturo di sangue umano...cosa che lo rendeva forte, quasi invincibile sotto il punto di visita fisico. Mi rimproverò il fatto che mi preoccupassi di lei ma era un'attività che ormai svolgevo in modo spontaneo e naturale.Tutto ciò che la riguardava mi interessava in un modo o nell'altro. Ti sbagli. Lo è. dissi inizialmente voltando appena dietro per guardarla. Quelle prime parole le dissi nel modo più sincero e trasparente possibile, per farle capire che ci tenevo seriamente che stesse bene, sempre. Ma poi decisi di aggiungere altro giusto per ridurre l'intensità del nostro sguardo e per non sembrare più patetico di quanto già non fossi. Sai tu costretta a letto per colpa della febbre sarebbe davvero un grosso impedimento. Oltre a rappresentare una preda altamente facile e vulnerabile. Quindi fin quando sei qui dentro e chiederai il mio aiuto...dovrai ascoltarmi. dissi usando un tono leggermente più duro e autoritario. Necessitava di me? bene avremmo fatto a modo mio...senza "ma" o "però". Arrivai al piano superiore e deviai in direzione della grande stanza che ci avrebbe accolto, sentendola seguirmi con disappunto e magari anche pò di irritazione. Avrebbe dovuto semplicemente prendere tutte quelle attenzioni nel modo giusto...non era difficile. Aprii la grande porta di legno e subito l'odore di chiuso ci invase. Era da un pò che non entravo lì dentro visti gli attuali impegni che ci occupavano parecchio tempo. Era estremamente buio e si respirava anche una grande quantità di polvere nell'aria. Così avanzai verso la grande finestra per aprirla e dare luce a quel luogo piuttosto vasto. Diedi un colpo sicuro ed immediatamente la luce mattutina invase la camera mostrandola nella sua grandezza e mostrando tutti i vari strumenti a nostra disposizione. Quando Elena mi parlò di nuovo spostai nuovamente lo sguardo su di lei mentre l'ascoltai attentamente.
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    Non volevo recriminarle il fatto che fosse venuta proprio da me, anzi questo mi lusingava e mi faceva piacere ma allo stesso tempo mi sentivo combattuto giusto per lo scopo che ci univa: salvare mio fratello. Lo volevo fare ma non con tutto me stesso. Salvarlo avrebbe significato perdere quel poco che avevo costruito in quelle settimane passate insieme, cancellare ogni cosa...e sentirmi sconfitto. Quindi a volte, a tratti, facevo uscire quella parte scontrosa di me....che era contraria a tutto quello. Avanzai con il mio solito passo verso di lei, puntandola con i miei grandi occhi azzurri per poi fermarmi a pochi centimetri da lei e dal suo corpo. Non mi stai costringendo, intesi? Voglio aiutarti,per davvero. Semplicemente se vuoi il mio aiuto devi stare alle mie condizioni. Voglio salvare mio fratello ma allo stesso tempo voglio salvaguardare te. Quindi nel momento in cui ti dirò che è troppo pericoloso per te...tu dovrai ascoltarmi. Dovrai fare ciò che ti dico, fidandoti ancora di più di quanto tu non stia già facendo. Questa volta la mia voce era meno dura e autoritaria di poco prima, anzi lasciava trasparire anche una leggera vena di dolcezza nei suoi confronti. Rimasi qualche istante in silenzio, semplicemente contemplandola nella sua immensa bellezza...cercando la forza di iniziare quell'allenamento che si prevedeva lungo ed impegnativo. Per cominciare... dissi facendo un passo indietro per poi piegarmi e consegnandole un paletto di legno. Fammi vedere cosa sai fare. aggiunsi l'attimo dopo con aria di sfida. Dovevo vedere da che punto partivamo per capire come muoverci e come allenarla di conseguenza. Avrebbe dovuto impugnare quel paletto e cercare di colpirmi...provare ad uccidermi anche se facendo finta. Non ero preoccupato...conoscevo le mie capacità, la mia velocità quindi non sarei mai stato seriamente in pericolo.




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    « Elena Gilbert

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    Avevo scelto Damon coscientemente. Quando avevo cominciato a realizzare quel piano nella mia mente, l'unico nome a cui ero riuscita a pensare era il suo. Non riuscivo a credere che potesse esserci qualunque altra persona in città disposta ad aiutarmi, se non forse Alaric. Non avevo idea del perchè non avessi deciso di farla semplice, di andare da quello che ora era la cosa che più si avvicinava a una famiglia per me e Jeremy e farmi aiutare da lui. Forse cominciavo davvero a diventare pazza, al punto da non riuscire più a scegliere le cose più facili, ero incapace di prendere la via breve. Forse perchè in cuor mio sapevo già che non era quella giusta.
    Certo Alaric era uno dei miei punti di riferimento, era giusto che fosse così, ma non volevo andare oltre, non potevo chiedergli qualcosa che l'avrebbe messo, probabilmente, in imbarazzo. Non avrebbe accettato, poi, figurarsi se me lo avrebbe lasciato fare! Andare in giro a provare a impalare dei vampiri non era esattamente un attività recreativa sicura e usuale. No, mi avrebbe fermata e io non potevo accettarlo. La questione era semplice: quel piano era l'ultima chance che mi era rimasta, dopo avrei dovuto lasciar Stefan in mano a sè stesso, non avevo altre carte da giocare. E non ci sarebbe stata una seconda occasione in caso di fallimento, perchè fare una cosa del genere significava tradire la volontà di Stefan come non avrei dovuto fare. Aveva etto chiaramente che voleva cavarsela da solo e che sopratutto non voleva che io e Damon collaborassimo e io stavo facendo l'esatto contrario...non avrei avuto la sua fiducia per un bel po' ma non potevo rischiare di perderlo solo perchè non avevo il coraggio di andare contro una sua stupida richiesta!
    E poi non si trattava forse nemmeno di perderlo...infondo una parte di lui cominciavo a temere di averla già persa. Il problema era che tutte quelle novità, quel suo modo di essere, mi spaventavano...io avrei potuto anche accettarlo, forse con il tempo o forse mai, ma cosa mi assicurava che lui non si sarebbe fatto del male? E poi quello Stefan era così vicino allo Stefan di un tempo, e così distante da me.... E forse non era nemmeno quello. Non si trattava di una distanza che avevamo già, o di una parte di lui che non riconoscevo più...si trattava di abitudine. Quando avevo perso tutto e credevo di non farcela, era arrivato Stefan. Da quel momento la mia vita si era più o meno basata su di lui, avevo costruito un mondo sulla certezza della sua presenza, sulla certezza di sapere bene chi fosse e come fosse fatto. ora che stavo perdendo tutto quello ero...smarrita: quel che consideravo essere la mia "casa" stava cambiando in una maniera che difficilmente riuscivo a spiegarmi, e tanto meno ad accettare. Era sbagliato, lo sapevo bene, ma avevo troppa paura di scoprire che cos'altro avrei dovuto fare per arrebdermi.
    Ora la mia vita era guidata dalla vaga ideea che tutto potesse tornare alla normalità, al suo posto. Mi stavo appigliando a piani e attività finalizzate alla ricerca di quella vita che in realtà avevo già perso, solo che non volevo ammetterlo con me stessa. Damon forse lo sapeva, forse no oppure fingeva bene in ogni caso mi avrebbe affiancata, sempre per colpa di quell'attrazione che dentivo fin troppo bene anche da lì. Sì anche mentre salivamo le scale, piuntando chissà dove, sentivo quell'elettricità carica di aspettative che passava dal suo corpo al mio, e viceversa. Anche se i suoi occhi erano puntati davanti a lui e i miei sul legno corroso delle scale, non riuscivo a non pensare che infondo mi stesse guardando. Temevo quasi che una parte di me cominciasse a sperarlo. E quella era una parte del nuovo che temevo.
    Sospirai seguendolo senza ben sapere che cosa avesse in mente. Avrebbe potuto anche negarmi tutti, e allora non avrei avuto scelta, avrei dovuto cavarmela da sola. Avevo paura anche di quello, anche se quella paura non poteva certo compararsi all'altra. Infondo non sarebbe stata certo la prima volta, ma si trattava comunque di una situazione a dir poco delicata. Uccidere o ferire un vampiro, sopratutto se come Klaus o come Stefan, non era una cosa facile, non per un umana come me. Loro avevano dalla loro parte una velocità, un udito e una forza che non avrei mai avuto, nemmeno dopo anni di allenamento. Figurarsi comprimere quegli anni in poche ore! Sapevo bene anche che Stefan, al momento, non era "debole" come lo conoscevo io, e non lo era nemmeno allora! Sotto l'effetto di tutto quel sangue umano era tutto tranne che vulnerabile, e come se non bastasse aveva dalla sua...l'essere se stesso. Mi risultava difficile pensare di potergli davvero fare del male, con le mie stesse mani! Era un eventualità che forse avrei dovuto considerare, non solo nei confronti di Stefan.
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    Non ci avevo mai rifletutto ma cominciavo a pensare che, al contrario, Damon lo avesse fatto. Se tutto quello fosse successo a luil, invece che a Stefan, che avrei fatto? Per come si stavano mettendo ultimamente le cose -e non volevo indagare oltre- lo avrei aiutato con la stessa forza -se non maggiore- con cui stavo aiutando Stefan. Lentamente stava guadagnando un posto importante anche se non meglio classificato nella mia vita. Non avrei permesso a nessuno di ferirlo, assolutamente, nè tanto meno a me stessa. Se stavo usando un atteggiamento duro nei suoi confonrti era per puro spirito di difesa. Lui sapeva come manipolarmi, come cambiare l'esito delle mie parole con la stessa facilità con la quale io sembravo in grado di capirlo.
    Arrivati davanti a una porta che non avevo mai aperto, mi fermai sulla soglia mentre lo osservai -anche se vedevo ben poco al buio- muoversi felino nell'oscurità. Si diresse verso l'estremità della stanza, credo, anche se sparì molto prima. Non sapevo ci fosse uno spazio così grande nella casa Salvatore: certo sapevo che avrebbe trovato un modo ma non pensavo che sarebbe stato tutto...così serio. Sgranai gli occhi quando la luce illuminò lo spazio enorme davanti a me, in parte per lo shock del passaggio dal buio totale alla luce accecante e in parte per la miriade di strumenti che c'erano lì dentro. Se non avessi conosciuto lui e Stefan avrei detto che erano patiti della palestra...ma forse davvero non li conoscevo abbastanza.
    Aveva chiarto bene la sua posizione: mi avrebbe aiutata, ma alle sue condizioni. Ancora non sapevo per bene uali fossero quelle condizioni ma una cosa era chiara: non potevo ritirarmi. Se uello era l'unico modo per riuscire a fare quel che volevo allora lo avrei assecondato. Era quello che voleva? Bene lo avrebbe ottenuto. Ero cocciuta ma non stupida, e se quel che sapevo di lui era giusto non mi avrebbe lasciato fare in nessun altro modo.
    A quanto pareva la mia sicurezza e la mia salute gli importavano davvero, o almeno lo aveva dimostrato con quel tono di voce che era stato capace di entrarmi dentro, furitvamente e velocemente. Mi bastava sforzarmi un poco per sentire ancora quella frase ripetersi all'infinito.
    Quando tornò a parlare, fissai intensamente i suoi occhi azzuri. Era tornato vicino a me, abbastanza da sentire quasi il profumo. Dimenticai per qualche istante di troppo la mia maschera seria, e fui costretta a schiudere le labbra per respirare nel modo più nromale che riuscii a trovare. Non avev idea di dove dovessi guardare e alla fine della sua frase mi arresi, concentrando lo sguardo sul paletto di legno.
    Accetto le tue condizioni, va bene se sarà troppo pericoloso mi farò da parte solo....- lasciai la frase in sospeso qualche istante staccando lo sguardo dal legno e riportandolo nei suoi occhi- non fare niente di troppo pericoloso, per favore.... sussurrai a fatica. Collegamento cervello-bocca andato completamente pensai per poi provare a riprendermi.
    Nel caso riterrò la cosa stupida e incosciente allora nemmeno le tue regole varranno: interverrò che sia pericoloso o meno chiaro?
    domandai fermamemente, stringendo poi il legno tra le dita. E fu allora che mi resi conto di cosa avevo sbagliato, in tutto quello. Non avevo tenuto conto del fatto che non ero capace di colpire Damon, a mente lucida per lo meno. Non avevo pensato a quanto male mi avrebbe fatto l'idea di ferirlo, anche solo lontanamente. Certo era un vampiro, dubito che l'avrei davvero colpito, ma come potevo provarci senza far trasparire il disagio?
    Deglutii a fatica e socchiusi gli occhi, concentrandomi e provando a pensare che non ci fosse lui nella stanza, ma un qualunque altro vampiro che detestavo. Visualizzai l'immagine di Klaus nella mia mente ma appena espirai il profumo di Damon rese vano anche quel tentativo. Non potevo aspettare in eterno dannazione! Strinsi il paletto fino a che le nocche non sbiancarono poi, con un mossa che a me sembrò repentina e improvvisa ma che probabilmente per lui non lo era affatto provai a colpirlo, senza riuscire nemmeno a sfiorarlo. Ci riprovai, mettendoci un po' più di attenzione ma anche stavolta senza successo. Non sarebbe stata una cosa facile, affatto


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    « DAMON SALVATORE

    Vampire ○ 170 years ○ Be my self!



    Avevo accettato di aiutarla solamente con la condizione che se fosse stato troppo pericoloso bhè mi sarei tirato indietro ed avrei fatto qualsiasi cosa per salvaguardare il suo bel faccino e la sua cara umanità. Potevo sembrare paranoico, ossessionato e troppo protettivo ma lei era il nostro punto debole...e parlavo al plurale perchè consideravo anche il mio caro fratellino. Non era debole per via della sua forza fisica o altre qualità nettamente fisiche ma per quello che lei significava per noi, il fatto che quando c'entrava lei io e Stefan non seguivamo più una logica e non agivamo più in modo razionale. Avremmo potuto seriamente mandare a quel paese qualsiasi tipo di piano se ci fosse stato un rischio troppo eccessivo per lei. L'unica differenza tra me e mio fratello era che questo discorso per lui riguardava, anche se in maniera diversa, molte altre persone....per lui chiunque in pericolo meritava di esser salvato in qualche modo. Io non la pensavo così...e sul mio elenco di persone per cui valeva farlo rientrava solamente quell'umana dagli occhi grandi e dolci. Ecco spiegato in parte il motivo per quella mia ossessione nell'avere tutto sotto controllo, di avere l'alternativa di uscire da quel nostro piano che faceva acqua da così tanti buchi. Volevo provarci certo ma non le promettevo nessun risultato. Dentro a quella stanza l'avrei allenata..le avrei insegnato come e dove colpire un vampiro, le avrei insegnato i punti deboli e come muoversi. Ma primo tra tutti volevo vedere la sua preparazione attuale...vedere cosa sapeva fare. non fare niente di troppo pericoloso, per favore.. Ero indietreggiato di qualche passo e la stavo fissando quando mi disse quelle parole. Io sorrisi facendo uno dei miei soliti ghigni ben riusciti ed alzai leggermente le spalle. Non temere. Il tuo Stefan non correrà nessun tipo di rischio. lo dissi apposta per provocarla visto che non si era ben capito se quella sua frase fosse riferita nel salvaguardare me stesso o di non fare troppo casini e di peggiorare la situazione. La misi alla prova nuovamente mentre tornavo in posizione, con lo sguardo fisso su di lei...le passai il paletto di legno e rimasi in attesa di una sua prima mossa. La notai in difficoltà...parecchio titubante, indecisa così mi apprestai a dire. Concentrati, Elena. Pensa di avere Klaus davanti a te. forse il problema era quello...il fatto che avesse proprio me davanti e la situazione non sembrava così realistica. Ma doveva fare lo stesso lo sforzo di provarci..almeno. Le feci un cenno della mano come per incitarla, mentre mi concentravo per deviare una sua prima mossa. Rimasi in attesa fino a quando la vidi muoversi alla sua sinistra ed avanzare con passo più deciso, puntandomi con quel legno mortale per me. Bastò un singolo passo nella direzione opposta ed io fui salvo dal suo attacco. Ma non mi bastò quello....volevo farle capire la facilità di colpirla e anche di morderla. Con la stessa velocità che avevo usato mi mossi verso di lei, andando praticamente dietro e stringendole un fianco con la mano per tenerla ferma. L'attimo dopo affondai il mio viso verso il suo collo respirando il suo profumo che mi faceva seriamente perdere lucidità e far girare la testa. Bang. Sei morta. dissi mimando la mossa di morderla. Mi sarebbe bastato veramente un singolo secondo e lei sarebbe stata fuori gioco. La sentii dimenarsi ed io lasciai la presa notando il suo sguardo arrabbiato ed irritato. Non doveva prendersela con me se eravamo una razza più potente e forte di loro umani...era la natura semplicemente. Forse avrei dovuto andarci più piano ma volevo che la situazione fosse realistica e se voleva imparare doveva capire come stava la situazione. Mi mossi girandole attorno notando il suo sguardo interdetto e confuso. Al primo tentativo fallito vuoi già andartene?! le chiesi che la conoscevo fin troppo bene, specialmente quell'espressione imbronciata che aveva sul viso. Fisicamente parlando avevamo un vantaggio assoluto...insomma era comprensibile. Lei doveva imparare semplicemente a difendersi e a colpire nei punti giusti.
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    Mi avvicinai a lei puntandola con i miei occhi terribilmente chiari in quel momento fino a quando non le fui davanti. Probabilmente se ne sarebbe andata o magari noi ma per evitare qualsiasi cosa allungai la mano afferrando la sua che strinsi appena. Voleva imparare beh le avrei insegnato....La tirai leggermente verso di me appoggiandola sul mio petto, nel punto esatto quasi dove quella maglietta stropicciata rendeva la mia pelle nuda e fredda. Mossi le nostri mani insieme per farle aderire maggiormente...e per farle sentire il punto esatto. Lo senti? chiesi a bassa voce con un tono che mi uscì vagamente sensuale senza neppur farlo apposta. Guardai le nostre mani unite che erano qualcosa di forte ed intenso per poi puntare i miei occhi su di lei e sulla sua figura confusa e perplessa.
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    E' uno sterno. Una solida placca ossea. dissi senza neppure attendere la sua risposta.Lo sentiva lo riuscivo a percepire dal suo sguardo e dall'effetto che il mio corpo innescava su di lei. Lo percepivo...visto che era lo stesso effetto che scaturiva in me lei. Lasciai scendere appena le nostre mani ma solamente per attirarla maggiormente a me e facendole scontrare la sua schiena con il mio petto . Ci fu un attimo di sussulto ma poi riuscii a riprendermi e far scivolare la mia mano libera verso il suo fianco, facendo una leggera pressione. Cercai il punto giusto e quando lo trovai dissi Proprio qui, sotto la gabbia toracica.... Il mio viso andò a sfiorare il suo, spostandole delicatamente i capelli mentre il mio naso andò a cercare il suo orecchio stuzzicandolo. Sentivo il suo respirare diventare corto ed irregolare...esattamente come il mio che iniziava a sentire quell'attrazione disumana che ci univa e a cui non mi sarei mai opposto. Forse allenarsi in quel modo non era stata un'idea grandiosa ma ormai eravamo lì...ormai io suo profumo mi aveva inebriato il cervello, disconcenttrandomi dal mio obiettivo. Continuai quella "pratica altamente pericolosa" mentre la pressione delle mie dite aumentava, penetrandole la pelle senza farle troppo male. Vicino alla spina dorsale... Solamente quando avevo trovato il punto preciso terminai facendo l'ultima pressione. Eccoti l'accesso al cuore di un vampiro. nel momento esatto in cui pronunciai quelle parole ritrassi la mano liberandola da quel contatto che stava degenerando a vista d'occhio. Sarebbe bastato seriamente un non nulla per farmi scattare e farmi perdere il controllo...quindi era meglio fermarci lì se il suo scopo era quello di salvare Stefan. Ero pronto a staccarmi da lei ma non prima di dirle Farò tutto quello che mi chiederai Elena. solo a quel punto la girai nuovamente dalla mia parte in modo che la potessi guardare negli occhi. Le avevo mostrato il punto esatto in cui poteva uccidere un vampiro...non le sarebbero servite molte mosse...bastava una giusta e decisa nel punto che le avevo indicato.Lì era nascosto il cuore di un vampiro....e se voleva saperlo il mio stava impazzendo per lei in quel momento.


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    Non avevo una precisa idea di chi fosse più masochista, tra me e lui, ma era sicuramente una bella lotta. Probbilmente peggiorata dal fatto che continuando così avremmo solo fintio per ferirci a vicenda, oltre che tutto il resto che già facevamo a noi stessi. Ma al momento ero fermamente convinta di non avere scelta, di essere solo confusa e di non provare niente. Perchè? Perchè lo reputavo sbagliato. No, non era sbagliato Damon perchè lui non era un errore, ma ero fermamente convinta che in ogni modo non sarei stata capace di fare qualcosa di giusto. Ero sicura che non era cambiato nulla tra me e lui, come tra me e Stefan. Eppure quelle vocine c'erano davvero, e continuavano ad essere forti e insistenti. E io continuavo ad essee cocciuta nella mia idea di ignorarle. Pensavo che sarebbe stato meglio per tutti...forse mi sbagliavo.
    Per lui sembrava comunque semplice, aveva l'aria di chi aspettava solo la mia mossa. Sapeva bene che corde toccare per farmi scattare ma non riusciva comunque a capire il motivo di tanta esitazione. E sì sapevo bene che poteva sembrare tremendamente stupido ma non riuscivo a realizzare l'idea di fargli del male. Non riuscivo a pensare di muovermi con l'obbiettivo preciso di ferirlo anche se slo per finta. Certo era mile volte più veloce e forte di me, e non era così stupido da lasciarsi colpire, tanto meno da me, ma la cosa non rendeva il tutto più semplice. Non riuscivo a trpvare una scusa per farlo, a farmene una ragione. Ero andata lì con un obbiettivo preciso e ora non riuscivo nemmeno a portarlo a termine!
    Presi l'ennesimo lungo respiro, asocltando a stento le sue parole. Quella stanza era enorme ma risultava anche tremendamente piccola. Anche a quella distanza riuscivo a sentire distintamente il suo profumo e quella dannata attrazione che non riuscivo a spiegarmi. Era come se invece di essere distanti fossimo vicinissimi, i corpi a stretto contatto. Il mio cervello si perse in quell'idea, analizzando, senza un preciso motivo o permesso per farlo, l'idea malsana di quella vicinanza. La sua pelle sulla mia sarebbe stata in grado di bruciarla, anche se molto più fredda, in quanto sapevo più che bene l'effetto che sapeva avere su di me. Per non parlare del suo respiro e del suo profumo ancora più forte che avrebbero reso vano qualunque tantivo per rimanere lucida. Non ero lucida nemmeno in quel momento, sopratutto se pensavo a cose del genere! E poi perchè avrei dovuto? Io avevo Stefan. Giusto...avevo. Damon aveva fatto centro anche stavolta: aveva detto " il tuo Stefan". Probabilmente voleva solo stuzzicarmi come suo solito, voleva solo farmi pesare il fatto che ero lì a chiedergli aiuto perchè io ero innamoratra di suo fratello ma non poteva usare parola più sbagliata. Il mio Stefan. Oh no. Stefan non era mio, sopratutto non in quel momento che riusciva a stento a capire perchè stavo facendo tutto quello. L'idea di possessione...non faceva semplicemente parte di quell'amore. Io non ero di Stefan e Stefan non era mio, se lo fosse stato ora non sarebbe stato così distante. O forse se lo fosse stato quelle vocine non avrebbero avuto modo di esistere.
    Lo squadrai stringendo i pugni, preferendo non proferir parola in merito. Mi mossi e basta, come lui stava aspettando che facessi. Voleva che lo colpissi e io ci avevo provato, seppur contando bene il colpo perchè comunque avesse il tempo per spostarsi. S lo stavo facendo "vincere" e così facendo avrei finito per non imparare nulla ma che potevo farci? Non lo avevo prpogrammato, lo avevo fatto e basta. I miei movimenti erano stati veloci ma comunque cadenzati, chiari segnali del movimento che li avrebbe seguiti. Ero stata esplicita in ogni mossa, ogni occhiata, ogni respiro. Ero stata precisa ma comunque...concentrata. Troppo per essere fluida e imprevedibile, e troppo poco per prevedere la sua mossa. Forse nemmeno volendolo sarei riuscita ad anticiparlo e mi ritrovai tra le sue braccia. Normalmente non avrebbe dovuto fare la differenza, stavo lottando ed era logico che i nostri due corpi si sarebbero toccati prima o poi ma non riuscii a impedire al mio respiro di acccellerare e al mio corpo di infiammarsi di conseguenza. Quel contatto distrusse ufficialmente ogni mia barriera, ogni mio tentativo di resistergli fu raso miseramente al suolo.
    Il suo profumo e il suo respiro sulla pelle bollente cominciarono a rendere i miei pensieri fiochi e vani, mirati alla diretta sopravvivenza. Infondo lui era ancora il cacciatore e io la preda. Ma in quel momento essere preda e poter essere così vicino a lui non mi dispiaceva. Perchè? Bella domanda. Deglutii a fatica, provando a guardare fisso davanti a me per lo meno. Feciun po' di resistenza, forse solo per dare l'idea di volernmi ancora dimenare ma senza la forza minima che mi avrebbe permesso di andarmene. La sua domanda risultò fuori luogo come mai prima: volevo andarmene? No. E non sapevo perchè. Una parte di me urlava davvero di fuggire ma era così persa anche lei, così avvolta in quel profumo e in quella vicinanza che non aveva il coraggio di mostrarsi proprio ora. Forse lo avrebbe fatto se avesse saputo che la tortura non era certo finita, non aveva intenzione di tornare ad aiutarmi a distanza. Assolutamente no. Quel che aveva in mente di insegnarmi era qualcosa di ancora più intimo e ancora più sensuale di quel che stava facendo. Perchè non potete venirmi a dire che quello non fosse sensuale! La tensione sessuale che mi stava avvolgendo era troppo forte perchè non lo fosse.
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    O forse ero semplicemente fuori di testa io. O forse no. Incontrai in quel momento di completya confusione i suoi occhi, chiari e profondi. Perso almeno quanti i miei in tutto quello. A stento riuscii a mentenere lo sguardo fisso in quegli occhi chiari, senza cadere nelle sue labbra perfette e invitanti. Da quando le sue labbra erano invitati?
    Non riuscii a imperdigli quel che fece dopo, e comincio a temere che non ci riuscii perchè non volevo davvero impedirlo. Lasciai quindi che prendesse la mia mano, portandosela sul torace. Sgrana gli occhi e shciusi le labbra, provando a calmare il respiro ma allo stesso tempo incredula. CHe diavolo stava facendo? Perchè ora avevo la mano sul suo cuore? Beh sul suo sterno, come aveva appena detto lui. Ero quasi sicura di saperlo già ma la mia lucidità in quel momento era scomparsa, dileguata in maniera estremamente veloce.
    Damon... mi sforzai di sussurrare, solo per darmi una parvenza di normalità. Lo sentivo? Sì sentivo lui però, non tanto quell'osso che diceva. Io sentivo lui e sentivo me, e la cosa mi stava distruggendo e facendo rinascere assieme. Era una specie di tornando di emozioni, inarrestabile e disarmante. E prima ancora che potessi dare il nome preciso a tutto quello ritornai tra le sue braccia, anche se sarebbe stato molto più corretto dire nelle sue mani. Sì perchè erano ovunque: una ancora sulla mia mano, posata sul mio sterno stavolta, e l'altra mi aveva percorso in un tempo brevissimo la pelle del fianco raggiungendolo e sfiorando le ossa che avvertivo appena. Stava cercando qualcosa, ma non avevo più idea se fosse qualcosa di utile a tutto quello o solo un modo poer farmi impazzire. Nel caso poteva darsi pace, ci era già riuscito. Sentivo il sangue ribollire prepotentemente nelle vene, bollente quasi tanto da scottare, e il respiro graffiarmi la gola mentre provavo a rimanere calma. Senza volerlo mi dimenai appena dalla sua presa, permettendo solo alle sue dita di premere di più sulla pelle. Dannazione ero...persa. In tutti i sensi. Persa in tutto quello, avevo perso contro di lui, persa....in lui. E tutto questo perchè avevo provato a colpirlo: beh sapeva disrmarmi, non c'erano dubbi al riguardo.
    Sotto la gabbia toracica, aveva detto, e mi sforzai di assimilare la cosa. Forse era davvero importante al fine di tutto quello che gli avevo chiesto. Stai attenta Elena mi ripetei convulsamente, anche se si stava impegando parecchio pr minare la mia attenzione. Annuii appena, mentre il suo naso mi sfiorava la pelle e sentivo mille brividi diramarsi ovunque. La situazione mi stava scivolando di mano, decisamente. Abbassai lo sguardo, istintivamente, provando a trovare qualcosa su cui concentrarmi. Andava bene anche un'asse del parqeut, qualunque cosa! Inutile dire che non ci riuscii e che quando completò la frae mi si mozzò il respiro, senza che potesis farci niente. L'accesso al cuore di un vampiro...o al suo? Perchè a me quello non sembrava un discorso su come uccidere un vampiro, almeno non riferito all'uccisione fisica. Ma il mio cervello così confuso non riusciva a pensare razionalmente. Potevo anche sbagliarmi...
    E che significava che avrebbe fatto tutto quello che volevo? E io che cosa volevo? Riversai il mio sguardo perso, il mio respiro affannato e il mio corpo bollente nei suoi occhi. E solo allora sentii qualcosa di caldo colarmi sulla guancia. Portai senza pensarci le dita sulla guancia e sentii solo in quel momento un minuscolo taglio. Dovevo essermelo fatto provando a colpirlo e sì poteva non essersene accorto considerando che sembrava essere messo come me.
    Considerai quel taglio la mia salvezza e abbasai lo sguardo sulle dita macchiate di sangue.
    Io....dannazione mi sono fatta male e non sono nemmeno riuscita a colpirti!
    osservai ridacchiando in ansia, ancora il fiato che a stento seguiva l'andamento del mio cuore che batteva insistente nel petto, quasi avesse voluto slatarne fuori e gettarsi nelle sue mani...


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  14. ›giuls
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    -I’m not that good guy, remember? I’m the selfish one. I take what I want. I do what I want. I lie to my brother, I fall in love with his girl. -


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    « DAMON SALVATORE

    Vampire ○ 170 years ○ Be my self!



    Mi stavo mettendo seriamente nei guai, ma semplicemente non avevo la forza ne tanto meno la voglia di smettere. Era più forte di me...o meglio quello che sentivo era più forte. Il mio intento inizialmente era stato quello di insegnarle, di mostrarle il punto esatto dove colpire...il punto esatto per l'accesso del cuore di noi vampiri. Poi però la situazione era scivolata di mano....anzi ad esser precisi era stata la mia mano a scivolare lungo il suo corpo invitante e per cui bramavo. Si la desideravo...ogni cellula, umano o non, del mio corpo freddo ma bollente lo faceva...la voleva con un'intensità inaudita....talmente tanto che sentivo le mani bruciare per la voglia di toccarla e di sfiorarla a modo mio. Non con un contatto rubato come quello che stavo stabilendo con lei...ma un vero e proprio contatto...sentivo, voluto, desiderato. Avevo il suo odore addosso....la sua fragranza ed il suo profumo che mi era salito al cervello, facendomi perdere lucidità. Molto spesso mi domandavo perchè non riuscissi ad essere egoista con lei come con tutto il resto delle gente.Ero sempre stato quello che si prendeva quello che voleva...CHI voleva...ma non lei. Non quando si trattava di lei e di quei suoi occhi grandi e dolci che mi scrutavano, leggendomi dentro. Avrei potuto farlo...intendo porre fine a quella distanza straziante e baciarla, fare quello che volevo da tanto e che in parte voleva anche lei. Perche non potete venirmi a dire che anche lei non lo voleva...glielo leggevo in volto, lo percepivo e sentivo come il suo corpo reagiva al mio tocco debole ma intenso.Magari l'intensità era diversa, minore...ma l'attrazione tra i nostri due corpi la percepiva anche lei. Lo capii anche quando lasciai la presa da lei...che lentamente scivolò tornando davanti a me.Lo capii dal modo in cui mi guardò...e dal fatto che i suoi occhi marroni caddero ripetute volte sulle mie labbra semi aperte e bollenti per i pensieri impuri che stavo facendo sul suo conto. Non me ne vergognavo a dirlo...perchè era la pura e semplice verità. Se non ci fosse stato mio fratello e tutto quel casino della sua umanità a rischio non mi sarei fatto problemi....ma non volevo incasinarla ancora di più di quanto già non era. L'avrei messa in difficoltà e questo era l'ultima cosa che volevo. Per questo mi trattenni...e per questo cercai di deviare verso altro i miei pensieri ed anche il mio sguardo che era incollato alla sua bocca carnosa. Lo facevo esclusivamente per lei...e non per me o per chiunque altro. Lei era l'unica ragione per cui mi fermai da fare quello che realmente volevo. Anche se dovevo ammettere che fu anche altro a far deviare in minima parte quei miei pensieri. Un odore...intenso, invitante ancora di più di quello che aveva lei sulla pelle. Impiegai qualche istante per capirne la fonte..ma poco dopo capii: Elena aveva una piccola ma profonda ferita all'altezza della tempia che le faceva fuoriuscire una quantità minima ma abbastanza forte di sangue. I miei occhi cambiarono in un solo istante...passando dall'azzurro più chiaro alla tonalità più scura possibile del blu. Se vi era qualcosa che desideravo più di lei e del suo corpo...bhe era semplicemente il suo sangue, che aveva il sapore migliore di questo mondo. Stai sanguinando. dissi prontamente facendo un lieve cenno del capo per indicarle il punto esatto. Probabilmente non se ne'era accorta...esattamente come era successo a me...troppo occupato a fare altro ma ora quella ferita andava sistemata, non solamente per la mia sete forte e pulsante ma per lei e la sua integrità fisica. Io....dannazione mi sono fatta male e non sono nemmeno riuscita a colpirti! le sentii imprecare e sbuffare ed io feci un sorrisetto compiaciuto mentre facevo un passo indietro, allontanandomi da lei. E' solo un taglio.Ora lo sistemiamo. la tranquillizzai mentre le facevo cenno di seguirmi in bagno dove io e Stefan tenevamo tutto l'occorrente. Non di certo per noi ma per qualcuno come Elena.
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    E comunque dire che non mi "hai colpito" è relativamente sbagliato. dissi apposta per ridurre la tensione sessuale e non che si era instaurata tra di noi. Io sdrammatizzavo in quel modo....estremo ma era il mio modo. Feci un ghigno mentre raggiungemmo il bagno di camera mia e cercai qualcosa per disinfettarle quel graffio che probabilmente si era fatta con il paletto di legno nel tentativo di colpirmi. Presi un pò di cotone dal cassetto e ci versai sopra del disinfettante bagnandolo appena. Vieni qui. dissi afferrandole le mani e sistemandola vicino al lavandino in modo che potesse appoggiarsi ed essere più comoda. La guardai qualche istante per poi pulire la ferita in modo da ridurre il sangue in eccesso e farla smettere di sanguinare. Ti brucerà un pò ma se vogliamo combattere contro vampiri multi-centenari dobbiamo resistere,mmh? ironizzai mentre iniziavo a tamponare la ferita stando attento a non farle male.





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    « Elena Gilbert

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    Perchè...Perchè? Perchè doveva essere tutto così dannatamente complicato? Possibile che non fossi capace di vivere senza troppi dubbi e domande? Sembrava scinetificamente impossibile, nel mio caso, andare avanti senza farmi troppi problemi. Non ero capace di azzeccare i tempi giusti, di dire e fare le cose quando andavano dette e fatte. Non ero fisicamente capace di trovare qualcosa su cui concentrarmi -qualcosa di "giusto" per quel momento- solo su quello. Sì, avevo qualcosa su cui concentrarmi in realtà, qualcosa di importante che non riuscivo a togliermi dalla testa ma era totalmente fuori luogo. Non c'entrava nulla con quello a cui avrei dovuto pensare, non avrebbe dovuto essere quella la mira prerogativa ma mentrie a me stessa anche su quello era impossibile. Potevo negare tutto, qualunque cosa, ma il fatto che Damon capitasse troppo spesso nei miei pensieri no. Era un dato di fatto, qualcosa di impossibile da ignorare. Per me almeno.
    Ce la stavo mettendo tutta, questo era vero. Stavo spendendo più forze di quante avrei dovuto per evitare completamente di pensarci, per spegnere tutto e ignorare ogni cosa. Ma ogni mio sforzo sembrava tremendamente inutile. Qualunque cosa facessi c'era sempre qualcuno -e molto spesso era il diretto interessato- che interferiva e mi ricordava la realtà dei fatti: non potevo farne a meno. Era peggio di una droga, perchè la dipendenza è forte, certo, e la mancanza crea dolore...ma la mia mancanza era capace di distruggermi. E, come se non bastasse, era qualcosa del quale non riuscivo a liberarmi. Da una parte era un bene, significava che potevo stare tranquilla perchè non avrei sofferto, ma dall'altra non sapevo come contrastarla. Mi pereguitava, anzi non era tanto il pensiero stesso a perseguitarmi ma quei dannati occhi azzuri.
    Li vedevo ovunuqe, poco importava dove fossi e con chi. A scuola, a casa, mentre mangiavo, tra le pagine di un libro...era diventata un ossessione. E la cosa più assurda era che questa ossessione non cancellava tutto il resto, semplicemente sormontava qualunque altra cosa. Se ero con Stefan non è che mi dimenticavo di lui, ma quegli occhi si ripresentavano lo stesso. E mi ci volevano ore per riuscire ad addormentarmi la sera, convincendomi che forse il giorno dopo sarebbe andata meglio, forse era finita.
    Ma finito cosa? Tutto quello da cui stavo scappando? Impossibile. Non potevo nemmeno farne una colpa a Damon, lui cosa c'entrava? Non era stato lui -speravo vivamente- a costringermi a pensarlo. Era tutta colpa mia...per questo non potevo fermarmi dal cercare un modo per aiutare Stefan. Se lo avessi fatto, se avessi smesso di provarci, forse la mia ossessione sarebbe peggiorata. E avevo finito le spiegazioni. Ormai ero arrivata a pensare che fosse tutta colpa della mia dannata paura di perdere le persone. Mi ero affezzionata a Damon, era logico che fosse successo dopo un estate intera passata con lui a cercare Stefan, e l'idea di perderlo mi faceva così tanta paura che me lo immaginavo ovunque, come se questo aiutasse a tranquillizzarmi. Vederlo in ogni posto dove andavo forse aiutava la mia mente a distrarsi dall'idea che, prima o poi, anche lui avrebbe potuto andarsene. Ma allora perchè non succedeva con Stefan? Perchè i suoi occhi verdi non apparivano dovunque? Lo amavo, lo avevo sempre amato...avevo avuto parua di averlo perso per tutta l'estate! Perchè ora sembrava non contare più? Forse perchè la mia mente contorta si era abituata all'idea: dopo tutto quel tempo era chiaro che prima o poi Stefan se ne sarebbe andato di nuovo, e dopo tutto quel dolore forse ero diventata in qualche modo immune. Avevo sofferto tanto che l'idea aveva smesso di fare male...ma non aveva senso! Il momento peggiore nell'amare una persona è il momento in cui la si perde, lo dicono tutti no? E io lo avevo provato sulla mia pelle... Perchè non pensavo così intensamente a Stefan allora?
    Perchè...Damon era divero. Come e perchè non volevo saperlo, per ora mi ero fermata a quella rivelazione che era già abbastanza shockante. L'idea che potesse essere diverso addirittura da Stefan non aveva smesso di assillarmi da quando me ne ero resa conto. Era come se quel pensiero mi avesse sconvolta...ed era effettivamente così. Non era normale, non era quello che avrebbe dovuto essere! E allora perchè era così comunque?
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    Perchè non potevo farne a meno? Non ero così stupida da volermi mentire anche in quel momento: per nulla al mondo me ne sarei andata, interrompendo quel contatto. E per nulla al mondo avrei negato che in quel momento mi stava destabilizando, per la seicentesima volta in meno di dieci minuti.
    Perchè era quello che sapeva fare meglio, evidentemente. Detsabilizzarmi. Riusciva a togliermi l'equilibrio insieme a ogni facoltà mentale. Riusciva a farmi contrarre lo stomaco e farmi sentire ebole solo guardandomi. Solo dicendomi che ". E' solo un taglio.Ora lo sistemiamo. " Una sola frase e avevo smesso di pensare a preoccuparmi, a quel che avevo e noon avevo fatto... Avevo semplicemente smesso di pensare, tutto qui. In meno di otto parole era riuscito a far tornare il mondo in una prospettiva decente, che non era comunque quella comune. Era la prospettiva del mondo che riuscivo ad avere con Damon nella mia stessa stanza. Mi aveva tranquillizzata e aveva appena aperto bocca! Una frase semplice su un taglio e avevo smesso di preoccuparmi anche per Stefan, perchè avremmo sistemato anche quello. Damon era bravo a sistemare le cose, tremendamente bravo. Forse un po' meno bravo a sistemare me, considerando che quando gli gravitavo intorno riusciva solo a incasinarmi. Totalmente, in ogni senso. Ma andava bene così, nemmeno in quel momento volevo andarmene.
    In uno stato indecente che si avvicinava molto a uno stato catatonico lo seguii, provando invano a riacquistare la mia lucidità. Dovevo tornare a ragionare a mente lucida se volevo saltarci fuori, ma dalla mia risata -decisamente stupida- alle sue parole capii che mi ero persa. Ero finita, ero caduta nella sua trappola e mai in vita mi ero sentita così al sicuro. Al sicuro nella trappola di qualcuno! Ecco cosa riuciva a farmi, tutto in così poco tempo. Mi aveva avvicinato a sè eppure tutto quello risultava tremendamente giusto, perfetto. Come diavolo faceva? Se fossi stata capace di esercitare anche io un potere simile sulle persone forse lo avrei fatto...calmare ogni nervo, ogni pensiero. Trasformare tutto in qualcosa di buono. Chissà forse era solo una preorgativa dei vampiri. Anzi no, meglio, una prerogativa di Damon.
    Lui, lo stesso che Stefan peri primi tempi aveva dipinto come un mostro, era capace di rendere tutto nella luca migliore. Che fosse quella reale, la vera chiave di lettura delle cose rimaneva un mistero ma non si poteva vedere il mondo diversamente con lui accanto. O così o niente.
    Stavo sanguinando...aveva ragione. E una parte del mio cervello aveva anche registeato il cambiamento impercettibile dei suoi occhi. Aveva sete, sete del mio sangue e forse, fosse stato per le mie vocine assillanti, lo avrei lasciato fare. Voleva il mio sangue? Poteva prenderlo! Cosa?! No aspetta un secondo...riprenditi, pensa ad altro...stai impazzendo mi ricordai in un momento di lucidità prima di prendere un lungo respiro e parlare, nella speranza vana di migliorare le cose.
    -Ero qui per imparare... ma che dici, sono proprio un caso perso?
    domandai distrattamente, un lieve sorriso dipinto sulle labbra mentre osservavo i suoi movimenti. Lo guardai attentamente prendere del cotone e bagnarlo di disinfettante. Pensavo che portarmi in bagno e medicarmi fosse nelle sue intenzioni, fosse il suo obbiettivo principale, e mi stavo mentalmente preparando al contatto imminente della mia pelle con il disinfettante ma non ero pronta al contatto con la sua pelle. Avrebbe potuto dirmi di avvicinarmi, e invece aveva preferito fare le cose a modo suo, come al solito. Aveva detto "vieni qui" e avevo smesso totalmente di ragionare. Mi aveva preso le mani e mi aveva trascinata dove voleva lui. VIcina. Dannatamente vicina. O ero io che avevo perso il senso della misura oppure quella stanza appena diventata tremendamente piccola.
    Da fuori non lo sembrava, avevo visto qualche volta la stanza di Damon e non aveva un aspetto minuscolo, anzi era decisamente più grande di quella di Stefan e della mia messa assieme forse ma in quel momento era come se il mondo si fosse annullato. Le pareti si erano ristrette e circondavano me e lui, nient'altro. E tutta colpa delle sue mani! Non ero abbastanza confusa già prima Non poteva parlare e basta? Come stava facendo ora...parlando di un dolore che non percepivo minimamente.
    Bruciare? La mia ferita avrebbe dovuto bruciare? Oh no ero io quella che stava letteralmente bruciando, mentre i miei occhi non facevano altro che cadere sulla sua pelle...sulle sue labbra.
    Se fossi stata abbastanza lucida probabilmente mi sarei fermata, era giusto fermarsi ma non me ne stavo minimamente rendendo conto. Il mio e i miei pensieri si erano annullati nello stesso istante. E senza rendermene conto mi avvicinai, studiando di tanto in tanto i suoi occhi quasi per avere conferma di quel che potevo e non potevo fare. Avrebbe potuto fermarmi, gliene stavo dando il potere. Poteva fare qualunque cosa, ma io...oh io non avrei più potuto fare niente in merito.


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