family business

febbraio/prima sett/giovedì/pomeriggio

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    souls
    Posts
    3,749
    reputazione
    +85

    Status
    goodnight, goodbye

    -- You are playing with fire --



    Shane Balcoin


    Era arrivato il momento della verità. O meglio, il momento di affrontare una volta per tutte le verità che mi erano state dette, quindi verificarle e smetterla di mentire alla persona che, avevo appreso, era un nuovo componenete della mia famiglia: Celeste. Per essere precisi, il momento di dialogo, in cui avevamo affrontato chi fossi io per lei e viceversa, c’era già stato. Come ben sapete, da quando ero arrivato a Mystic Falls avevo cercato di capire che tipo di persona fosse, chi conosceva e chi frequentava, senza espormi più di tanto. Perfino quando, tempo addietro, mi ero presentato avevo detto solo il mio nome, mantenendo quell’alone di mistero che a quel tempo mi era servito per capire come gestire la situazione e soprattutto come renderla partecipe della mia vita, e viceversa. Perché questo non era affatto semplice: scoprire di avere un’altra famiglia, anche, o comunque una realtà che ti è sconosciuta ma che è nelle tue vene, era qualcosa di ingestibile, quantomeno all’inizio. L’avevo vissuto sulla mia pelle, leggendo quella lettera e trovandone conferma con il tempo. Difatti mi ero rifiutato all’inizio andando contro tutto ciò che c’era scritto, e alla fine avevo dovuto accettare qual’era il mio sangue. Per Celeste probabilmente era diverso, in quanto già sapeva di avere dei poteri, era cresciuta con questi, ed aveva anche vissuto sulla sua pelle realtà differenti dalle mie. Ma entrambi, da come avevo capito, avevamo visto morire persone a cui tenevamo in modo particolare, e questo –oltre alla discendenza di sangue- ci univa. Sapere che ero il fratellastro che mai aveva conosciuto non doveva essere stato facile. Senza contare che a gestire nuovi rapporti, anche di vecchia data, ero una frana, direi “socialmente limitato e disabilitato”, e infatti dopo averle detto come stavano le cose, affrontando quel momento con la massima premura ma anche una certa decisione in quanto volevo farle capire da che parte stavo e qual’era l’assoluta verità, avevo capito di dovermi fare da parte, almeno un minimo. Innanzitutto lei doveva fare le sue ricerche, capire quale fosse il suo intento –se aiutarmi o meno- e molte altre cose, oltre a dover assimilare il tutto come avevo avuto modo di fare io; dalla mia, invece, dovevo prepararmi. Nel caso avesse deciso di aiutarmi, di fare quell’incantesimo, dovevo anche entrare nell’ottica che da quel momento non sarei stato più solo, non completamente. Ciò non significava che volessi stabilire un legame da “famiglia del Mulino Bianco”; poteva mai succedere una cosa del genere? Naturalmente no. Però, nel caso quel potere pericoloso fosse stato anche in me, una volta sbloccato avrei avuto anche bisogno di qualcuno a cui fare affidamento, per mantenere il controllo. Cosa che già normalmente non avevo, quando le emozioni negative prendevano il sopravvento. Con un potere del genere, cosa mai avrei potuto fare? Per certi versi ne ero piuttosto curioso, interessato, affascinato anche solo per l’idea che elaboravo riflettendoci. Per altri versi, però, sapevo di rischiare molto, e che anche le persone che mi stavano accanto rischiavano allo stesso modo. Ero conscio di non essere una buona persona, di non avere l’anima immacolata da peccati; e l’avvertimento che stesso la madre di Celeste mi aveva fatto in quella lettera non lo sottovalutavo affatto. Ecco perché per certi versi ringraziavo la stessa Celeste per aver atteso qualche giorno, quasi una settimana, prima di decidere di incontrarmi di nuovo ed affrontare quello che era un nuovo percorso di vita, almeno per quanto mi riguardava. Lei, probabilmente, aveva accettato –alla fine- solo per togliermi dalle pa**e. Sta’ di fatto che, avendole lasciato il mio numero giorni prima, mi contattò per dirmi di vederci in una parte del bosco. Perché quel luogo, fra tanti, non me lo disse: pensai, però, che fosse per via della natura o cavolate simili. O, magari, perché se fosse successo qualcosa stare lontani dalla vita quotidiana avrebbe aiutato.. molto.
    Evitai di pensare altro, quando raggiunsi la zona indicatami, lasciando l’auto sulla strada e percorrendo il restante tratto che mi divideva dalla meta a piedi. Arrivai qualche minuto dopo, me la presi con molta calma, forse perché ero meno pronto di quanto volessi ammettere. Non tanto per ciò che doveva fare Celeste, quanto per ciò che sarebbe successo dopo. Cose che potevo solo immaginare. Probabilmente erano pensieri negativi che non servivano a nulla, preoccupazioni inutili. Lei se la cavava alla grande, quindi potevo fare altrettanto, giusto? La vidi, già lì, di spalle. Mi fermai, lasciando un metro di fango a dividerci, con le mani in tasca e lo sguardo rivolto sulla sua chioma bionda. Non avevo potuto conoscere sua madre, ma visti i tratti credevo che avesse preso delle caratteristiche sia da un genitore che l’altro. Proprio come me, anche se per via dei miei colori in molti dicevano che assomigliassi più a mia madre. Sbagliavano, perché era ciò che gli occhi esprimevano o i lineamenti facciali a rendermi molto più simile a mio padre. Un uomo che non riuscivo neanche lontanamente ad odiare, anche se forse avrei dovuto. -Sono felice che, alla fine, ti sei decisa a vedermi- dichiarai, come prima cosa, aspettando che si voltasse. Rimasi in attesa, difatti, e respirando quell’aria pulita e fresca, riuscii a dire altro poco dopo. -Ti chiedo molto, sulla questione fiducia, lo so.. per questo ti ho portato la lettera, nel caso volessi leggerla- Non intendevo fare il fratello sdolcinato, perché ci conoscevamo da poco e non sapevamo neppure se volevamo avere a che fare con l’altro. Ecco perché utilizzavo quella terminologia ben precisa; ecco perché risultavo così.. distaccato. Ma in fin dei conti quello ero io. Ero fatto così. Però, allo stesso modo, sapevo che poteva aver bisogno di leggere quelle parole scritte da sua madre. Potevano esserle utili, soprattutto perché io stesso grazie ad esse avevo verificato la natura dell’amore puro di quel genitore verso la propria figlia; l’apprensione ma al contempo la voglia di far sapere a me, che neppure conosceva, una realtà che mi rendeva quel che ero.

    Scheda, QUOTE BY Beauty and The Beast CW, © danny


     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    originals
    Posts
    8,611
    reputazione
    +95

    Status
    casper

    E' PASSATO TROPPO TEMPO, IO HO PROVATO AD ESSERE FORTE, MA TU SEI UNA VITA LONTANO.
    CELESTE NYMPHADORA FORBES
    Niente, ormai, la stupiva: abituata a quel mondo, a quella realtà, alla cittadina di Mystic Falls, ormai sembrava accettare quasi tutte le realtà che le venivano propugnate. Non sbatteva le ciglia, non avendo ormai stupore, quando qualcuno le comunicava novità soprannaturali: nuove streghe dalla magia nera, arrivo dei Romanov in città, Originali che venivano barbaramente uccisi dato il capriccio di Elena Gilbert, the bitch. Questo era il copione che aveva studiato e proposto alla perfezione, quasi con soddisfazione a dirla tutta, piena di soddisfazione in volto; si sentiva quasi realizzata nell'istante in cui qualcuno restava stupido dalle sue reazioni, impassibili e a tratti fastidiose. Solo che, e qui arriva il bello e l'irrisorio, mai avrebbe pensato di non essere l'unica Balcoin figlia di Marcus. Sapeva dell'esistenza di altre due creature, ma mai avrebbe immaginato che una di queste fosse con lei imparentato. Circa una settimana fa fece capolino un ragazzo nella propria vita, dall'aspetto affascinante e gli occhi così simili ai suoi, quelli del suo papà a detta di Emmeline. Differivano solo per i capelli: quelli di Celeste erano biondi come il grano, simili a quelli della bellissima madre sorella del padre di Caroline - basti pensare alla Vampira, per comprendere quanto essa fosse bella. Inizialmente credette che l'uomo stesse delirando, per quei suoi racconti così architettati e perfetti su ogni fronte: usò i suoi poteri persino per leggergli il pensiero, sentirgli il battito cardiaco, ma tutto ciò che riuscì a captare fu pura, maledetta, sincerità. Riassumibile in un'unica frase ciò che Shane, questo il nome del ragazzo, le disse, "Sono tuo fratello. Fratellastro per la precisione". Da li il lunghissimo discorso, riguardante la vita del ragazzo - o almeno la parte ch'egli aveva condiviso con Marcus, il loro padre - da li la sparizione dello stesso, riconducibile senza alcun indugio alla madre di Celeste. Shane sapeva della lunga storia di Celeste, ma non era venuto ad incontrarla solo per metterla in guardia o, figuriamoci, proteggerla: aveva bisogno di lei, la piccola sorellina gli serviva per uno scopo meno nobile e più arduo, riavere i suoi poteri. La ragione che spinse Celeste dapprima a credergli poi a chiedere del tempo per rifletterci, fu il cognome che portavano e le gesta da esso derivanti; suo padre aveva cercato di ucciderla quando ancora era in grembo di Emmeline, probabilmente perché alla nascita di Shane aveva constatato troppo potere, troppo, da sopprimere peggio del cancro più bastardo. Celeste era da eliminare, o almeno tali erano i piani, fatta eccezione per quella madre che di perdere la dignità e la figlia, voglia non aveva.
    Celeste rifiutò principalmente per paura di commettere un errore, nel dar credito a quel ragazzo: poi si ricredette, pensando al proprio padre e rifiutando l'idea di emularlo; Shane meritava quel potere in esso sopito, come lei stessa lo aveva meritato prima di lui. La giovine strega doveva quindi emulare le gesta della madre, non quelle del padre, facendosi carico d'una responsabilità sì grande, ma anche consapevole e matura che avrebbe segnato, nuovamente, la sua ascesa in quel mondo nuovo, adulto.
    L'incontro al bosco, esattamente una settimana dopo, durante un'ora consona a quello che sarebbe stato uno tra gli incantesimi più difficili ch'ella avrebbe mai pronunciato nella vita. Non le importava affatto di disubbidire agli spiriti, lei non gli apparteneva più, aveva ormai abbracciate le tenebre e con esse desiderava bruciare all'Inferno se necessario, ma solo dopo la sua ascesa, sopo dopo aver scolpito il suo nome in quel mondo, sulla memoria degli uomini, sulla Terra stessa.
    "Sono felice che, alla fine, ti sei decisa a vedermi" Ritornò in sé quasi controvoglia nel sentire la rude e mascolina voce del fratello, sorridendo quand'era ancora di spalle così da non dare la soddisfazione al ragazzo di cogliere l'umanità ch'ella era brava a celare ad essere alcuno. D'accordo, fatta eccezione per pochi eletti.
    "Ti chiedo molto, sulla questione fiducia, lo so.. per questo ti ho portato la lettera, nel caso volessi leggerla". Si voltò con un'espressione rilassata e serena, scuotendo subito la testa all'idea di leggere quella lettera in quanto aveva già deciso, aveva già data fiducia al ragazzo; indipendentemente da ciò, gli avrebbe creduto anche se non avesse nominato Emmeline, anche se non fosse stato suo fratello, perché sentiva dentro di sé il rimorso, la voglia di riscattarsi, rendendo il favore che le fu fatto dalla propria madre ad un altro essere: solo così avrebbe trovata la forza di perdonare Emmeline per aver ucciso Marcus, nonostante avesse cercato d'ucciderla, nonostante tutto.
    «Mi fido di te, Shane.» Disse, incrociando quegli occhi tanto simili ai suoi che tanto, infondo, avevano da raccontare. Si lasciò scappare una sorta di sorriso, un ghigno pieno di buoni propositi ed aspettative per quel futuro che li avrebbe visti l'uno al fianco dell'altra.
    Dopo diversi istanti si sedette ai piedi d'un albero poggiandovi la schiena contro, osservando attentamente la figura statuaria del fratello. «Per te sarà difficile, è giusto che tu lo sappia. Io sono stata messa di fronte la scelta se usare la magia bianca o quella nera, e tutt'oggi sono consapevole delle mie scelte, ma, tu? Avrai accesso direttamente ad una fonte di magia negativa, estrema, dannata, senza avere alcun controllo su te stesso.» Mai, e dico mai, Celeste s'era preoccupata per una Strega: le sue uniche preoccupazioni erano focalizzate su Liz, Caroline, Klaus, Jamie, un tempo Damon, fine dei giochi. Era la prima volta che acconsentiva a "mettere al mondo" un suo potenziale rivale, che un domani avrebbe anche dovuto contrastare se fosse divenuto un problema per lei, Klaus e la loro missione, ma esitava ancora: voleva davvero farlo soffrire dandogli quel potere? Liberandolo da quel blocco, derivante da una malsana paternità ma comunque avente un nobile fine.


    featuring Dianna Agron - SHEET - ISPIRED BY Nicole Scherzinger - Baby Love - DRESSES

     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    souls
    Posts
    3,749
    reputazione
    +85

    Status
    goodnight, goodbye

    -- You are playing with fire --



    Shane Balcoin


    La fiducia bisognava guadagnarsela, il più delle volte. Entrare nella vita di una persona, con l’intento di avere delle risposte ma causando uno stravolgimento generale, non ti faceva ottenere punti per il raggiungimento di quella fiducia. Ma semmai accadeva proprio il contrario. A sua volta, quella persona, ti poneva delle domande, pretendendo delle risposte, cercando di capire quanto fosse giusto lasciarti spazio per entrare a far parte della sua vita, quanto quelle nuove informazioni fossero vere. E quindi ciò ti portava a fare un lavoro in più: avanzare lentamente, lavorati la persona stessa, cercare di avere rispetto e stima di questa, ed avere abbastanza materiale a cui aggrapparti per farti valere. Poi c’era la fiducia naturale, dettata dall’istinto. Quella che neppure riuscivi a capire come fosse possibile la sua esistenza. Quella che ti faceva chiedere: “devo fidarmi?” e alla fine invece di acconsentire a parole, agivi direttamente proprio in relazione al fatto che a pelle sentivi di poterlo fare. Tra me e Celeste, due componenti di una stessa famiglia appena ritrovati, probabilmente si trattava di questo secondo gruppo. Avrei potuto darle più e più prove della mia sincerità, della mia buonafede nei suoi confronti, ma a lei non serviva nulla di tutto ciò. Forse perché anche in base ai suoi poteri riusciva a capire se mentivo o meno, parlando. Esistevano anche persone in grado di capire dov’era la verità con una sola occhiata. Ma nel nostro caso poteva anche essere una semplice questione di sangue. Guardarla, già di spalle, mi faceva tornare alla mente le parole della madre, che l’aveva descritta come una persona dall’aspetto angelico ma il cui involucro non nascondeva altro che potere, quello stesso potere che volevo avere anche io, che mi spettava di diritto, e che aveva spinto quella donna a scrivermi, al fine di proteggere la figlia e forse anche me.
    Come se, conoscendoci, potessimo proteggerci a vicenda.. cosa che non avevo potuto fare con mia sorella.
    Nel voltarsi però, e incrociando i suoi occhi così simili ai miei, forse lievemente più chiari, sentivo come se la zona in cui eravamo acquistasse ogni secondo di più un’aria.. familiare. Ecco perché dedussi che la sua fiducia nei miei confronti fosse dovuta, per l’appunto, ad un aspetto più naturale e fraterno che altro.
    Annuii, alla sua prima frase, e non aggiunsi nulla. Mi fermai a guardarla, con le mani libere lungo i miei fianchi, in piedi davanti a lei che, nel frattempo, decise di inginocchiarsi ai piedi di un albero, con il viso rivolto verso di me e la sana voglia di chiarirmi un paio di cose o, quantomeno, mettermi in guardia su ciò che avremmo liberato e su quanto questo non fosse per nulla positivo. Avrei dato via libera alla magia nera senza poter fare nulla per impedirlo, una volta concluso il tutto. E ciò non sarebbe stato facile, ne per me, ne per chi mi stava affianco, lo sapevo. Ma per fortuna non c’era nessuno con cui dividessi le mie giornate, quindi quel rischio sarebbe stato solo ed esclusivamente mio. E degli altri, certo, ma solo nel caso in cui non fossi riuscito a controllarlo. -Ne ho bisogno- Fu la prima frase che dissi, con il mio solito tono rauco che dava alle parole stesse un significato ancor più sentito. Inspirai aria nei polmoni e, facendo un passo avanti verso di lei, aggiunsi -Sarò sincero: non so con cosa avrò a che fare.. e tu sembra di si, quindi prenderò ogni consiglio per buono e.. mi impegnerò al massimo per continuare ad essere quello che sono ma.. ora, con la mia sola forza fisica, non sono abbastanza forte.. Quella fonte di magia negativa di cui parli mi serve- Mi piegai sul prato di fango e di erbacce, puntando appunto le ginocchia su quel terreno, di fronte a lei, e dissi un’ultima cosa: -Inoltre, non ho mai avuto voce in capitolo, al riguardo.. E’ nel mio DNA, mi appartiene- Speravo che capisse, sul serio.
    Non volevo finire col parlare di nostro padre o dei motivi che l’avevano portato a proteggermi in quel modo. A lui volevo ancora bene, gliene avrei sempre voluto, perché aveva vissuto la mia infanzia, c’era stato per me, e anche privarmi di quel potere era stata una forma di affetto, o almeno io la reputavo tale. Ma con la sua morte, anni dopo, delle persone avevano provato ad uccidermi. E con mia sorella ci erano riusciti. Se solo avessi potuto difenderla, accedere allora a quella fonte, probabilmente non sarebbe mai successo. Mi aveva protetto per un periodo limitato, non averla. Per il resto, mi aveva lasciato disarmato. Avevo dovuto imparare a difendermi con delle armi, con la forza del mio corpo, ma contro certi nemici non sarebbe stato abbastanza. Ed oltre alla vendetta, che sentivo in me prepotentemente, c’erano anche altre ragioni se volevo che venisse liberata quell’energia, come il semplice fatto che era mio diritto scegliere, o che mi apparteneva nel profondo.

    Scheda, QUOTE BY Beauty and The Beast CW, © danny


     
    Top
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    originals
    Posts
    8,611
    reputazione
    +95

    Status
    casper

    E' PASSATO TROPPO TEMPO, IO HO PROVATO AD ESSERE FORTE, MA TU SEI UNA VITA LONTANO.
    CELESTE NYMPHADORA FORBES
    Essere investita di una responsabilità così grande, di certo non aiutava la situazione né contribuiva in alcun modo a farla sentire in pace con sé stessa. Aveva trovato una sorta di equilibrio interiore da quando s'era costruita una vita a Mystic Falls, nonostante avesse vissuto tra alti e bassi, circondata da persone che in un modo o nell'altro avevano influenzato positivamente e negativamente la propria vita. Non si sarebbe mai aspettata di avere a che fare con un uomo che faceva parte della famiglia, ovvero un essere umano che in qualche modo condivideva il suo analogo destino; l'idea di essere unica e sola al mondo di certo non le dispiaceva, ma non si sentiva così afflitta al pensiero di dover condividere la propria vita con Shane. Aveva sempre desiderato l'affetto paterno che le era mancato, e gli occhi di quel ragazzo sembravano suggerirle in ogni modo possibile ed immaginabile che di lui, lei, poteva fidarsi. Poteva sembrare sbagliato a primo impatto, considerate soprattutto le clausole e controindicazioni riguardanti le persone come loro, ma era certo che entrambi non avrebbero potuto fare a meno l'uno dell'altra, esulando ovviamente dal fatto che Shane necessitava di Celeste per recuperare i suoi poteri. La piccola strega si sentiva soddisfatta, principalmente per aver ormai la forza e le conoscenze tali per poter distruggere l'incantesimo del proprio padre, dando uno schiaffo morale all'uomo che aveva desiderato ucciderla, senza risultato. Shane sarebbe stato la propria rivincita, ed era sicura che col tempo si sarebbe dimostrato anche la propria salvezza.
    "Ne ho bisogno" Alzò lo sguardo ed osservò attentamente il fratello, ascoltando attentamente quella voce intensa e calda, che in un certo qual modo aveva sempre immaginato potesse appartenere al proprio padre. Un ti voglio bene, da lui, avrebbe voluto riceverlo. Ma ormai lui non c'era più, era passato a miglior vita molto tempo fa, lasciando un vuoto nel cuore dei suoi cari. "Sarò sincero: non so con cosa avrò a che fare.. e tu sembra di si, quindi prenderò ogni consiglio per buono e.. mi impegnerò al massimo per continuare ad essere quello che sono ma.. ora, con la mia sola forza fisica, non sono abbastanza forte.. Quella fonte di magia negativa di cui parli mi serve" Ascoltò attentamente quelle parole, mentre un sorriso le compariva tra le labbra, in quanto stava riconoscendo nel ragazzo sé stessa. I Balcoin avevano un pregio ed un difetto: da una parte vantavano l'avere la magia nera in corpo già dalla nascita, e quindi ne disponevano in modo illimitato, d'altra parte potevano rischiare di non comprendere più cosa fosse il bene e il male e quindi distruggersi, lentamente. Celeste temeva essenzialmente che il giovane potesse farsi del male con quella fonte di magia, che trascurabile non doveva essere e che in un nessun modo avrebbe dovuto compromettere la sua vita. Lei era riuscita ad andare avanti e non soccombere grazie alla propria umanità, a quegli umani sentimenti che nonostante fossero in parte deleterei contribuivano comunque a renderla ciò che era adesso. E che, cosa molto più importante, l'avevano resa l'umanità di due tra i Vampiri più astiosi e conosciuti, Damon Salvatore e Klaus Mikaelson.
    "Inoltre, non ho mai avuto voce in capitolo, al riguardo.. E’ nel mio DNA, mi appartiene" Annuì a quelle parole, assolutamente d'accordo e piena di solidarietà nei suoi confronti. Non poteva immaginare una vita senza magia, quella magia in particolare: non sarebbe affatto riuscita ad affrontare ogni singolo ed estenuante giorno, senza i suoi poteri. Si alzò dal luogo nel quale era seduta e si avvicinò al fratello, con fare calmo e delicato, com'era solita fare spesso. Sorrise appena nel costatare quanto fossero diversi in statura e corporatura: lei piccolina e minuta, nonostante fosse abbastanza alta per essere una ragazza, lui prorompete e mascolino, come un adone greco. Deglutì a fatica, osservandolo negli occhi.
    « Mia madre mi salvò la vita a due condizioni. Non avrei mai dovuto riportare in vita i morti e mai, e dico mai, avrei dovuto mandare avanti il piano di nostro padre: uccidere tutte le streghe bianche. Puoi promettermi che rispetterai queste condizioni? » Chiese, porgendogli il palmo della mano, rivolto verso il cielo. Era come se gli stesse chiedendo "posso fidarmi di te?" anche se al contempo lo stava già facendo, voleva solo essere rassicurata.
    Nel frattempo tirò fuori dalla borsa un coltello e due boccette che osservò attentamente, una vuota e l'altra piena, costituite da materiale resistente alle alte temperature: il Pirex. Una avrebbe dovuto contenere il proprio sangue mischiato a quello di Shane, e dopo aver pronunciato un incantesimo a questa sarebbe stato addizionato il contenuto della precedente: erba del diavolo, che le era stata fornita da un mercante indiano, la quale proveniva dalle vicinanze della Bocca dell'Inferno situata a Hellmouth. Era una sorta di catalizzatore, che li avrebbe collegati alla fonte di energia che li alimentava.


    featuring Dianna Agron - SHEET - ISPIRED BY Nicole Scherzinger - Baby Love - DRESSES

     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    souls
    Posts
    3,749
    reputazione
    +85

    Status
    goodnight, goodbye

    -- You are playing with fire --
    Shane Balcoin
    Non conoscevo troppe cose. Me ne rendevo conto. Così come capivo perchè fosse difficile fidarsi di me. Innanzitutto, la prima impressione che davo non era quella di un ragazzo a cui puoi affidare la tua vita. Semplicemente perché ero cupo, spesso distaccato dalla vita e dagli interessi delle altre persone, e risultavo anche sgarbato quando avevo la luna storta. Che poi a conti fatti, invece, fossi piuttosto bravo ad aggredire fisicamente qualcuno o a gestire situazioni pericolosi e di gravi entità, quindi difendere qualsiasi donzella in difficoltà più di quanto potessero immaginare, questo lo sapevo soltanto io e qualche d’altro. Ma, in linea generale, nessuno avrebbe potuto pensarlo. Nessuno, dico nessuno, sarebbe arrivato a cogliere nel mio sguardo una luce emanata dal mio animo buono. E non li biasimavo. Non cercavo fiducia, non la pretendevo, e non mi era mai interessato riceverla da altri. C’era chi credeva che con il mio atteggiamento dimostrassi solo un’arroganza abissale, ma che poi infondo non era realtà. E c’era chi invece credeva che fosse vero e che fossi tanto menefreghista quanto ero perfido e immune ai sentimenti. Io credevo di poter prendere vari aspetti delle due definizioni, per adattarli alla mia persona. Mi reputavo senza alcun dubbio vendicativo e menefreghista, a tal punto da rischiare la mia vita ogni dannato giorno pur di raggiungere il mio obiettivo; a tal punto da rifugiarmi in un mondo magico, soprannaturale, che fino a qualche anno prima consideravo argomento da bambini, storielle da raccontare per spaventare durante il campeggio. Però mi reputavo anche una persona che aveva anche molto altro, quegli aspetti –che io consideravo debolezze- che contribuivano a scatenare preoccupazione per la vita degli umani indifesi, sentimenti contrastanti per le persone che facevano parte della mia vita, e incondizionato affetto, attaccamento quasi totale per la mia famiglia. Dico quasi perché, pur necessitando di un elemento famigliare nella mia esistenza, avevo lasciato mia madre da sola, a vivere la sua vita. Però era stato giusto così, per tenerla fuori pericolo, per proteggerla e darle la possibilità di vivere una vita lontana da problemi che, in realtà, si erano creati nel momento in cui si era legata sentimentalmente a quell’uomo, mio padre. Meglio dire, il padre mio e di Celeste. Ed era proprio di fiducia che si trattava con quest’ultima. Non da parte mia, non proprio, in quanto avevo avuto modo di osservarla. Ma lei avrebbe potuto senza alcun dubbio rifiutare, basandosi sull’impressione che davo e quindi senza conoscermi, ed io non avrei potuto biasimarla. Avrei dovuto accettare la cosa e semmai aspettare quanto bastava per farle assimilare il tutto e fare qualsiasi cosa in mio potere per convincerla. Perché sì, non avrei potuto smettere di lottare per quella magia, per attivarla. E non ce ne fu bisogno: lei capiva. Ero certamente convinto che capisse quanto per me fosse importante, quanto bisogno avessi, e anche che mi spettasse di diritto. Ero un discendente Balcoin. Mia sorella era morta per questo. Ed io ero rimasto sfregiato sul volto, per questo. Non potevano esserci soltanto lati negativi. Non poteva essere una maledizione. La mia vita doveva essere qualcosa di più di questo. Eppure.. per arrivare ad ottenere il meglio dovevo distruggere tutto ciò che mi impediva di andare avanti. Un fuoco, dentro, alimentato dalla vendetta che giorno dopo giorno cresceva sempre più, senza trovare pace.
    Finalmente parlò. Io ero di fronte a lei, e mi misi inginocchio proprio per arrivare alla sua altezza, o quasi. Era strano. La guardavo e mi rendevo conto d’avere vicino una persona con il mio stesso sangue nelle vene, che era lì per aiutarmi e che probabilmente, con il tempo, avrei imparato a conoscere. Eppure mi sentivo a disagio. Perché non ero più abituato. Mi ero chiuso a tal punto da schivare ogni persona, sul mio percorso, che potesse tenermi ancorato a sé. A parte Evie che sembrava essere una specie di croce fissa su ogni tappa che facevo. Il ruolo di Celeste però era differente. E con lei non potevo comportarmi come con mia madre, perché lei non aveva bisogno di protezione, lei già sapeva, anzi sapeva cose che io neppure immaginavo. Quando andò avanti, con il dire della promessa e del piano di nostro padre di far fuori tutte le streghe bianche, io semplicemente la guardai. Non stavo pensando se ero in grado o meno di mantenere una promessa simile, ma altro. -Quante altre cose non so di lui?- Avevo capito che si trattava di un uomo pericoloso fin da quando avevo appreso delle cose del suo passato, del suo cognome, su alcuni libri o tramite voci fantasma -che io definivo così perché mi arrivavano da persone che sparivano nel giro di poco tempo-. Però avevo anche avuto la capacità, la forza, di custodire quasi gelosamente i momenti vissuti con lui durante la mia infanzia: ricordavo la prima partita di baseball che avevamo seguito insieme, dallo stadio; la prima gita al lago, dove per poco non annegavo in acque profonde e pericolose; ricordavo le notti insonni, dove finivamo per incontrarci in cucina, a riempire una ciotola di cereali, scoprendo di avere le stesse abitudini; o di quando mi aveva aiutato a pescare un grosso pesce che ero riuscito a reggere a malapena tra le mani in quello scatto fotografico dove c’eravamo entrambi e dove sembravamo due veri idioti ma anche due persone felici. Insomma, come poteva una persona essere così, amare in un certo modo, e poi avere un odio del genere immotivato e così pericoloso? Era il suo stesso sangue? E ciò lo giustificava? Ed io? Stavo prendendo scelte che mi avrebbero trasformato in lui? Oppure ero già come lui? Indurii la mascella, quasi come se in quel modo dessi una scossa a me stesso e trovassi anche ragioni in me per risponderle e iniziare quell’incantesimo, e poi annuii, mormorando -Te lo prometto- E in qualche modo lo promettevo anche a quella donna, sua madre, che aveva avuto l’accortezza di avvisarmi quando gli altri se ne erano fregati altamente. Sulla prima questione, e cioè quella di risvegliare i morti, non ebbi neanche modo di pensarci e, onestamente, mi inquietava a tal punto –come cosa- che mai l’avrei presa in considerazione. La vidi tirare fuori due boccette, una vuota ed una piena, ed anche un coltello. Non sapevo a cosa tutto ciò servisse, o meglio sapevo qualcosa ma non come sarebbe avvenuto il tutto, quindi non dissi una parola, ne feci delle domande, perché non volevo farle credere che avessi dei dubbi. -Me ne accorgerò? Quando quella magia verrà attivata, sarò in grado di accorgermene?- Fu l’unica cosa che le chiesi, come se saperlo mi facesse sentire più pronto al dopo, ma in realtà era solo una curiosità. Detto ciò, in attesa che fosse lei ad agire o meno, feci un’unica cosa: allungai un braccio, e le diedi la visuale del palmo della mia mano. Doveva praticare un incantesimo che vedeva coinvolto principalmente me, quindi ciò che mi scorreva nelle vene. Il mio sangue le serviva, potevo arrivarci anche da solo a comprenderlo, e lei poteva prenderselo.

    featuring Jay Ryan - sheet - inspired by Artista, nome song
    tumblr_mebibwBusb1rkfsoso2_500
    role scheme © danny,, esclusivo per lo shadowsouls


     
    Top
    .
  6.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    originals
    Posts
    8,611
    reputazione
    +95

    Status
    casper

    E' PASSATO TROPPO TEMPO, IO HO PROVATO AD ESSERE FORTE, MA TU SEI UNA VITA LONTANO.
    CELESTE NYMPHADORA FORBES
    Restare a guardare qualcuno o qualcosa in stato di sofferenza non le era mai piaciuto, probabilmente a causa dell'Empatia provata nei confronti del prossimo, nonostante molti la considerassero come una perfetta egoista che traeva piacere nel vedere gli altri star male. Aveva aiutato uomini e creature soprannaturali durante il suo percorso, riuscendo a comprendere che i primi vantavano una discreta umanità, mentre i secondi vantavano poche mosche bianche degne di essere salvate. Il poco ritegno di Celeste nei confronti della maggior parte dei Vampiri non aveva certo contribuito a modificare anche il suo comportamento nei confronti degli esseri umani: gli uni erano molto differenti dagli altri. Aveva utilizzato gli uni e gli altri per trarre informazioni sul proprio passato, su quel cognome che aveva terrorizzato i popoli Druidi d'un tempo che fu, e senza ritegno aveva fatto fuori quei Vampiri che l'avevano sputtanato come qualcosa di malvagio e pericoloso. Sapeva perfettamente di avere una certa responsabilità in quanto doveva mandare avanti la propria discendenza, con o senza l'aiuto di Shane e l'altra loro sorellastra che ancora non arrivava o che forse non sarebbe mai arrivata, ragion per cui doveva eliminare gli oppositori. Voleva la certezza che il mondo fosse pronto ad accettare dei Balcoin, quella stirpe maledetta di Streghe che forse un giorno avrebbe surclassato le altre per la fama e la potenza: doveva quindi accertarsi che se un domani avesse deciso di diventare madre, nel mondo non vi sarebbero stati nemici per la propria prole. Riuscì a cogliere ben presto la sofferenza negli occhi nocciola dell'uomo che le si parava davanti: uno sguardo cupo, tetro, pieno di tante domande e colmato da poche risposte tratte da una creatura piccola ed oscura, Celeste. Un'altra sarebbe scappata di fronte all'uomo che un giorno avrebbe potuto emulare le gesta del padre e desiderare quindi la morte di diverse creature magiche; forse c'era un motivo se a Shane era stato proibito l'uso dei poteri, forse il loro padre aveva premeditato tutto. Probabilmente Shane, non riuscendo a far una cernita tra magia buona ed oscura, avrebbe utilizzato solo ed esclusivamente il lato potente e negativo che vi era in sé, facendosi assuefare; a Celeste certo non disturbava, in quanto sapeva di avere una minima speranza per fermarlo, ma se non altro le sarebbe dispiaciuto per quell'uomo la cui coscienza sembrava pura ed incontaminata, se non altro da qualche terrore ed infama paura.
    "Quante altre cose non so di lui?" Scosse istintivamente la testa nel sentire quella domanda, rispondendo in modo secco e rapido. Celeste sapeva ben poco del loro padre, anzi, quasi nulla; Shane era colui che l'aveva conosciuto, in un certo senso, colui che - tra l'altro - aveva pagato le più care conseguenze, in quanto Celeste era stata graziata da quella madre forse più scaltra, o probabilmente dominata da un amore così grande per la propria bambina, tale da spingerla persino a sacrificarsi per salvarla. Celeste poteva soltanto immaginare quale passato burrascoso avesse subito Shane a causa della sua magia: lei aveva solo perso i suoi cari, ma lui sembrava aver perso qualcosa di più, forse l'anima o parte di sé. Avevano rinunciato entrambi a qualcosa, ma Celeste era stata sempre agevolata in questo, attraverso quella magia che le aveva permesso di sfogarsi ed in un certo senso spegnere le emozioni quando necessario. Comprese, quindi, con tali e profondi ragionamenti, quanto Shane avesse desiderato quella magia, se non altro per potersi vendicare di coloro i quali gli avevano indurito il cuore.
    "Te lo prometto" Sorrise appena a quelle parole, probabilmente perché nel vederlo in ginocchio di fronte a sé si sentì quasi una bambina. Sapeva di non essere altissima, ma Shane riusciva a farla sentire ancora più minuta di quanto già non lo fosse, e se non altro contribuiva ad infonderle protezione e serenità.
    "Me ne accorgerò? Quando quella magia verrà attivata, sarò in grado di accorgermene?"
    Non sapeva esattamente se Shane avesse avuto modo di costatare una netta differenza o se tutto per lui sarebbe cambiato. Per lei era stato diverso: quando l'aveva utilizzata per la prima volta aveva ucciso sua nonna. Il suo corpo era stato pervaso da una potenza inaudita e da un piacere disarmante paragonabile al più peccaminoso degli orgasmi. Era solo convinta che Shane sarebbe stato in grado di controllarla, su questo vi avrebbe scommesso, almeno per un periodo di tempo iniziale: i problemi sarebbero iniziati se egli avesse deciso di lasciarsi soggiogare da quella potenza.
    « Te ne accorgerai quando la userai per la prima volta. Non so come accadrà, ma credo tutto ciò avverrà per caso, in una circostanza nella quale sarai in pericolo e dovrai difenderti: inevitabilmente scoprirai il vero potere di questa magia. Probabilmente inizialmente avrai solo l'accesso alle cose più basilari, ovvero la telepatia, la telecinesi... poi cambierà tutto. » Vi era un velo d'amarezza negli occhi smeraldo della piccola Celeste, la quale nonostante potesse sembrare una bambina aveva già spezzato la sua anima, depravandola.
    Con molta delicatezza afferrò il braccio di Shane e lo stese ancora di più. Non voleva perdersi in convenevoli, voleva semplicemente far si che quest'ansia finisse.
    Nell'esatto momento in cui strinse il palmo della mano con quello del fratello, venuzze nere paragonabili a vermicelli iniziarono a pervadergli l'avambraccio, quasi a riempirlo; scorse nel suo sguardo del lieve dolore. Afferrò saldamente il coltello del quale s'era munita e fece un taglio proprio a centro del palmo della mano, facendo fluire il sangue nella boccetta vuota; al fine di non lasciare la mano del fratello, lacerò con la magia il proprio e lasciò che il sangue, che fluiva dalla ferita posta sul palmo della mano, confluisse nella boccetta. I due fluidi corporei, dal colore molto simile, divennero molto scuri nell'insieme, per poi iniziare a gorgogliare; in un secondo momento lasciò il braccio del ragazzo e unì il contenuto della seconda boccetta a quella contenente il loro sangue. Prese la boccetta contenente tutti gli ingredienti per quell'incantesimo e iniziò a pronunciare qualcosa di incomprensibile agli occhi di Shane: lentamente il contenuto della boccetta iniziò ad affievolirsi, fino a sparire in una nuvola bianca di fumo che conflui attorno a Shane fino ad avvolgerlo, ed infine entrargli in corpo: passarono esattamente tre secondi affinché la stessa nuvola di fumo uscisse dalla bocca di lui, ma adesso nera, la quale salì in cielo e si disperse nell'aria, segno che il sigillo era stato rimosso.
    Tornò poi a osservare Shane, il quale apparentemente sembrava lo stesso ma che forse, nel profondo, si sentiva già cambiato. Con la magia chiuse entrambe le ferite poste nel palmi delle loro rispettive mani, per poi osservarlo attentamente con fare preoccupato e fraterno; gli prese il viso tra le mani e gli carezzò la fronte che s'era accaldata. « Come ti senti? » Chiese, con un velo di preoccupazione nella voce.


    featuring Dianna Agron - SHEET - ISPIRED BY Nicole Scherzinger - Baby Love - DRESSES

     
    Top
    .
  7.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    souls
    Posts
    3,749
    reputazione
    +85

    Status
    goodnight, goodbye

    -- You are playing with fire --
    Shane Balcoin
    Aspettavo quel momento da parecchio. Forse, inconsciamente, da sempre. Anche prima di apprendere cosa avessi nelle vene, a quale discendenza appartenessi in realtà. Difatti, mi ero sempre spaventato più del necessario per l’aggressività che in certe occasioni veniva fuori da me. E l’uomo che conoscevo come mio padre, mi aveva sempre detto che non dovevo agire in quel modo, fin dall’infanzia, che dovevo rispondere a parole, e che il più delle volte il mio sguardo diceva più di quanto qualsiasi buon discorso potesse dire, trasmetteva più timore e rigidità di quanto il mio corpo ed i miei muscoli potessero trasmettere. Allora non avrei mai potuto capire, e lui non si era mai sforzato di spiegarmi. In quel tempo pensavo solo che avesse troppa considerazione di suo figlio, che lo reputasse troppo superiore alla media, che sbagliava a credere che fossi capace di tutto. Forse questa sua idea, non sapendo cosa c’era in realtà alla base, mi aveva anche costretto a mettermi a paragone con ciò che credevo io di essere e ciò che sapeva lui di me, quindi la sua idea che io reputavo tale e non una vera e propria descrizione di ciò che ero davvero o del potenziale che avevo. Adesso avevo la possibilità, a pochi centimetri da me che era rappresentata fisicamente dalla sorella che avevo scoperto di avere, di essere quella persona, quella che lui avrebbe voluto che fossi, probabilmente, o in cui credeva. Desiderando, però, di essere il tipo d’uomo che ha un grande potere, ero anche convinto di non voler essere l’uomo che era stato lui: spietato assassino di anime innocenti. Ecco perché sapevo che avrei mantenuto quella promessa. Per quanto non mi reputassi un perfetto gentiluomo o un ragazzo del tutto buono, avevo ancora delle ragioni, degli affetti, che mi tenevano ancorato a terra, che mi facevano desiderare di lottare per proteggere le persone che amavo, che mi permettevano di attingere di tanto in tanto dalla mia umanità. Erano queste le cose che mi salvavano dal perdere la testa. Anche con l’attentato alla mia vita, la morte di mia sorella, ancor prima quella di mio padre.. c’era sempre stato un motivo, qualcosa, che mi aveva impedito di lasciarmi andare. Delle volte anche il semplice lavoro che facevo, l’infermiere, che mi permetteva di mantenere contatti con le persone, chiunque queste fossero, aiutava. Però non cambiava il fatto che ciò che sarebbe successo una volta liberata quella magia che avevo dentro restava un’incognita. Ecco perchè le feci quella domanda: me ne accorgerò? Non sapevo come mi sarei sentito subito dopo. Ed ero impaziente all’idea di scoprirlo. Mi spiegò che me ne sarei accorto una volta usata la prima volta, quindi non prima. E questo poteva verificarsi in diversi modi ma a quanto pare c’era la certezza che non avrei potuto usarla, almeno inizialmente, intenzionalmente. In una situazione di pericolo, per rabbia o paura, allora sì, così avrei ottenuto ciò che volevo. Ma se avessi voluto usarla io stesso, no perché non ero in grado. E non mi andava neanche di pensarci. Avevo atteso molto, per ricevere quel potere. Aspettare ancora un po’, che facesse il suo corso nelle mie vene, non mi creava problemi. L’importante era attivarla. E, inoltre, era proprio Celeste ad infondermi una certa fiducia e tranquillità. Non so spiegarvi, non bene, ma mi infondeva un certo coraggio. Forse ciò era dovuto al fatto che la sentissi comunque vicina a livello famigliare, di sangue. O forse perché lei stessa dimostrava una sicurezza nei propri mezzi che aiutava anche me. O, ancora, forse perchè il fatto che non avesse dubitato neanche un secondo –almeno in apparenza- di me, aveva fatto sì che io stesso le dessi quella stessa fiducia. Perché era giusto che fosse così. Annuii, quindi, alle sue frasi e riuscii anche a cogliere quel velo di tristezza che attraversò i suoi occhi. Non doveva essere stato facile nemmeno per lei. Sembrava così forte.. così padrona di se stessa e del mondo.. eppure per arrivare a quel punto aveva perso qualcuno sul cammino, proprio come me; aveva lottato, come me; aveva lacerato parti della sua anima, come me. E se quei pezzi che di tanto in tanto ancora bruciavano ero riuscito a ricucirli, seppur malamente, non sapevo davvero cosa avesse dentro lei. Informarmi, chiedendo alla gente o ascoltando alcune sue conversazione, non era certo il modo migliore per conoscere qualcuno. Anzi, semmai era il miglior modo per essere arrestato per stalking. Non dissi nulla, quindi, attesi che lei svolgesse il tutto, ed io mi prestai ad ogni sua azione proprio come richiedeva. Le diedi il mio sangue, grazie al taglio che mi procurò, e vidi sgorgare questo in quella bottiglietta, senza sentirmi agitato, ma forse più curioso del necessario. Era di un rosso scuro e non era di certo la prima volta che lo vedevo. Negli anni ne avevo perso in grandi quantità. Per fortuna si rigenerava nel tempo necessario per non farmi morire dissanguato. Avevo, inoltre, sentito un lieve dolore quando c’era stata quella presa ferrea tra i nostri arti, e non credevo fosse dovuto alla forza di tale contatto, quanto a tutto il resto. Non mi spaventai, anche se forse mi stranii un attimo. Insomma, avevo pensato a tutto ciò che poteva succedere dopo -senza capire se fossi vicino un minimo alla realtà con le mie riflessioni- ma non avevo mai pensato a cosa sarebbe successo mentre Celeste faceva quell’incantesimo. In ogni caso, quel taglio sul palmo della mia mano, fu l’unica cosa che compresi. Ma non feci domande, ne mostrai una certa titubanza, anche perché il mio sguardo continuava ad essere fermo su quelle boccette, e anche grazie a ciò potei notare il liquido formato dal mio sangue e da quello di Celeste diventare una nuvola di fumo che mi accerchiò fino ad entrarmi dentro, per poi uscire dalla mia bocca in una nuvola nera e disperdersi nell’aria. Tossii, più volte, e mi piegai giusto di poco in avanti. Non era stato faticoso ma.. strano. Il che mi aveva confuso più di quanto non fossi già. Sentii la mano di Celeste sulla mia fronte, e a contatto con il suo calore corporeo rabbrividii, segno che probabilmente la mia temperatura fosse molto più alta rispetto al normale. ”« Come ti senti? »” Fu ciò che mi chiese e.. solo allora razionalizzai. Come mi sentivo, davvero? -Credo.. bene- dissi, inizialmente, accorgendomi in quel momento che la ferita sulla mia mano era chiusa. Non mi stupivo più di cose del genere. Avevo visto abbastanza, anche se forse non del tutto. Insomma, lei stessa mi aveva avvisato che sarebbe cambiato tutto. -E’ strano perchè.. so che ha funzionato ma non mi sento diverso- mormorai, capendo perfettamente che forse come discorso suonava bizzarro e tutto tranne che chiaro. Però era la verità. Mi sentivo strano per quello che era successo, sapevo che era andato tutto come doveva andare perché inspiegabilmente lo sentivo. Però non era cambiato nulla, a conti fatti, da come ero prima ad ora. Forse questo perché si era attivata ma non ero in grado di usarla, quella magia. Di conseguenza non si era sprigionata. Era lì ma in attesa. Mi guardai nuovamente la mano, a cui seguì un lieve sorriso, e poi mi rivolsi a Celeste di nuovo. -Non so se ringraziarti sia.. opportuno- Perché magari lei mi aveva aiutato tenendo presente che un giorno avrebbe potuto o dovuto uccidermi, se avessi perso la testa. -Ma.. grazie- Non ero di molte parole quando c’erano di mezzo certe dinamiche sentimentali, però le dovevo I miei ringraziamenti e le ero anche debitore. Perché per me si trattava di una cosa importante. Quasi vitale. E forse un giorno le avrei spiegato tutto.

    featuring Jay Ryan - sheet - inspired by Artista, nome song
    tumblr_mebibwBusb1rkfsoso2_500
    role scheme © danny,, esclusivo per lo shadowsouls


     
    Top
    .
  8.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    originals
    Posts
    8,611
    reputazione
    +95

    Status
    casper

    E' PASSATO TROPPO TEMPO, IO HO PROVATO AD ESSERE FORTE, MA TU SEI UNA VITA LONTANO.
    CELESTE NYMPHADORA FORBES
    Espiato, era stato, quel grande peccato che aveva condotta la propria madre a porre fine alla vita dell'uomo che un tempo fu la sua fonte di amore. Celeste aveva compiuto quel gesto principalmente per togliersi dal cuore quel grande peso, per abbandonare alle proprie spalle il senso di colpa per aver privato Shane del loro padre. Bastava uno sguardo attento e più intimo degli altri per rendersi conto che il suo fratello, ormai divenuto parte integrante della propria vita, avesse qualcosa di rotto e malfunzionante dentro: il cuore. Celeste era nata come ragazzina priva di morale, lei era sempre stata una bambina priva d'alcun controllo grazie ai suoi poteri: era divenuta una donna consapevole d'essere prima essere umano e poi strega durante gli ultimi tempi. Non era una ragazza come le altre, non era stupida, non aveva la presunzione di considerarsi unica tra tante, ma speciale si; il suo terrore più grande era quindi quello che il suo fratello potesse perdersi nell'assaporare la malvagità, in quanto lei di questa era impregnata sin dalla nascita, al contrario di lui. L'avrebbe assaporata lentamente, lasciando che quella bellissima e melliflua magia si insinuasse dentro di lui e, pervadendo fino al suo cervello, dopo averlo assuefatto, questa l'avrebbe modificato. L'avrebbe spezzato e distrutto. Ricostruirsi sarebbe toccato solo e soltanto a lui.
    Nel corso degli anni le avevano detto diverse cattiverie, riguardanti soprattutto quei poteri immorali che teneva in seno, ma in fin dei conti lei non aveva niente di diverso dalle stesse streghe che pur di provare piacere si abbandonavano alla magia d'Espressione. L'unica sua peculiarità era quella di appartenere completamente ad un altra squadra, a non far parte delle streghe pure e di potersi considerare dannata senza alcun motivo. In gioco, però, vi era Shane adesso, il fratello dagli occhi melliflui e dallo sguardo segnato, il ragazzo che un giorno avrebbe dovuto fermare o che sarebbe stata lieta di accogliere tra le proprie braccia. Infondo sapeva.
    "Credo.. bene" Tornò in sé osservando il fratello intento a chiedersi se stesse davvero bene. Serrò lo sguardo e cercò di scorgere in lui segni di cedimento o malvagità, ma quella magia ch'ella stessa aveva liberato sembrava non voler comparire dinanzi a lei. Il fatto era che loro discendevano comunque da un'essenza demoniaca e quindi sotto certi punti di vista indipendente: non vi era alcuna garanzia al riguardo che, quella di Shane, giovane ed incontrollabile, si sarebbe opposta a quella di Celeste. Fondamentalmente avevano gli stessi poteri, con l'unica differenza che il proprio fratello non vantava il controllo - per lo meno adesso - e quindi sarebbe risultato grandioso ed incontrollabile, ma al pari d'una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, e ad un serbatoio comunque sia limitato. Sarebbe stata egoista a confessargli che un giorno l'avrebbe fermato, in quanto le avevano sempre insegnato di dover lasciare che la magia, buona o bianca che sia, compia il suo corso.
    "E’ strano perchè.. so che ha funzionato ma non mi sento diverso." Abbozzò un sorriso, per quanto potesse apparir felice di quell'affermazione, mostrandosi consapevole di quella condizione. Aveva esordito con quella frase quando aveva stroncato la vita della propria nonna. Non si era sentita diversa, ma sapeva che il tutto aveva funzionato, servendo a qualcosa. Serrò le labbra, mordendo appena quello inferiore, incrociando le braccia al petto in una posa un po' accusatoria, nonostante stesse solo riflettendo sul da farsi. "Non so se ringraziarti sia.. opportuno. Ma.. grazie." Scosse la testa, come per dimostragli di non voler alcun ringraziamento in quanto aveva solamente compiuto una buon'azione, donandogli nuovamente quei poteri che il loro padre gli aveva privato. Ora però era giunto il momento di mettergli in chiaro quali fossero i pro di quella magia, accostati ai contro.
    « Noi non siamo come gli altri, questo ti deve essere chiaro. La nostra magia non è vincolata da spiriti puri: vantiamo un piccolo bonus rappresentato dagli spiriti dei nostri antenati, malvagi. Siamo privi di controllo, non abbiamo morale, questo è ciò che siamo. » Mormorò con un filo di rammarico in voce, ponendo nel frattempo gli oggetti utilizzati per l'incantesimo all'interno del proprio zaino, sicura ormai d'aver finito con pratiche oscure di quel tipo. Tornò ad osservarlo poco dopo, contenta d'aver catturato la sua attenzione. « La prima volta che utilizzai questa magia, uccisi mia nonna. E, sai una cosa? Mi piacque, terribilmente. Per anni mi illusi che quel lutto fosse giustificato dal suo aver tentato di uccidermi, ma oggi, matura, mi rendo conto che magia nera o magia bianca, nessuno mi spoglierà mai di quel peccato. »
    Disse, abbozzato un sorriso amaro e pieno di senso di colpa, facendogli intendere da una parte il proprio rammarico e dall'altra la consapevolezza che, al 99%, Shane avrebbe manifestato quella magia in seguito ad un omicidio.
    Sarebbe cambiato?


    featuring Dianna Agron - SHEET - ISPIRED BY Nicole Scherzinger - Baby Love - DRESSES

     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    souls
    Posts
    3,749
    reputazione
    +85

    Status
    goodnight, goodbye

    -- You are playing with fire --
    Shane Balcoin
    Tutto sarebbe cambiato ed ero andato da Celeste con la consapevolezza di ciò. Non ero uno sprovveduto e anche se mi mancavano alcune nozioni importanti sulla nostra storia, discendenza, e quel che eravamo, sapevo cosa comportavano certe scelte coraggiose o pericolose. La mia vita era stata sempre piuttosto strana, in un certo qual modo difficile. Ricordavo con piacere il periodo dell’infanzia, in quanto da bambino avevo avuto tutto ciò che qualsiasi bambino potesse mai desiderare: vizi dal punto di vista affettivo e materiale; e con lo sviluppo, con la crescita, le cose erano cambiate per ovvie ragioni. Nel primo periodo dell’adolescenza avevo goduto degli effetti che avevo sulle donne o sui gruppi di amici, che mi consideravano quasi un leader, senza che poi facessi davvero qualcosa per meritare un ruolo del genere. E, di punto in bianco, la mia vita era cambiata. La morte di mio padre mi aveva senza alcun dubbio sconvolto, ma lui ci aveva lasciati molto tempo prima, quando io ero ancora un bambino, quindi apprendere della sua morte era stato un colpo ma al contempo avevo avuto modo, negli anni, di gestire la sua assenza in casa e giorno dopo giorno, quindi anche il dolore della sua morte era stato più limitato in quanto avevo già sofferto prima. Difatti, della mia adolescenza, consideravo negativo solo il suo abbandono, null’altro. Già questo evento aveva modificato un po’ quel che ero, il mio atteggiamento verso gli altri e la figura genitoriale in generale. Con la morte di mia sorella invece le cose erano peggiorate e ne soffrivo ancora. Probabilmente ne avrei sofferto sempre. E mi salvava proprio la vendetta che avevo dentro. Non avevo paura di niente, in generale. Però delle volte mi fermavo a riflettere, a pensare ad un domani in cui avevo ottenuto la mia vendetta, quella soddisfazione di vendicare mia sorella e farle giustizia con le mie stesse mani.. e mi intimoriva, più che altro, la possibilità che non avrei avuto altro per cui andare avanti. Naturalmente non mi consideravo un suicida, e non è di questo che vi sto parlando. Ma proprio a livello affettivo, con il mio modo di fare e il mio essere distaccato anche in protezione delle persone alle quali attualmente volevo un minimo di bene, sarebbe stato difficile averle ancora lì, quegli affetti, un domani. Ero abituato a fare terra bruciata, seminare veleno lì dove c’erano dei fiori –che metaforicamente consistevano in sentimenti ed emozioni verso qualcuno- e si sa, sarebbe stato alquanto difficile, se non impossibile, seminare un seme e vederlo crescere, fiorire, i suoi frutti, perché un terreno simile, così arido e non curato non era in grado di fare tutto ciò. Mi consideravo anche abbastanza forte da credere che avrei vissuto comunque bene. Avevo il mio lavoro, i miei pazienti, ed avevo imparato negli anni che non necessitavo per forza di qualcuno per stare bene. Ma questo perché avevo vissuto così, mi ero chiuso talmente tanto da non ricordare come ci si sente ad avere davvero qualcuno. Quindi non avevo un metro valido di paragone.
    Mi risvegliai da queste riflessioni quando ringraziai Celeste per l’aiuto datomi e lei scosse il capo, per poi decidersi a parlarmi. Ascoltai ogni sua parola, ed annuii quando fece una pausa, riponendo gli oggetti nello zaino. Abbassai lo sguardo sul terreno, corrugando la fronte. Privi di controllo. L’unica cosa che, in realtà, avevo sempre posseduto, grazie alle mie regole morali. Cosa che però non avrei più avuto, a detta sua. O almeno, questo era ciò che descriveva quella discendenza, la nostra. Mi spiegò della prima volta in cui manifestò i segni di quella magia, uccidendo sua nonna. Era questo che sarebbe successo anche a me? Avrei ucciso qualcuno? E, nel caso, sarebbe stato più forte il senso di colpa o il potere? Avrei trovato un equilibrio, tra le due cose, alla fine? Quante domande e nessuna risposta. -Se non l’avessi fatto, saresti morta tu- mormorai, e in quell’istante altro rimbombò nella mia testa, catturando ogni mio senso. Un’altra considerazione che non riuscii a trattenere ma che esposi con il tono rabbioso ma basso di chi è ferito. -Questo potere.. se lo avessi avuto, da sempre, avrei potuto salvare Tessa, nostra sorella- dichiarai, dandole due notizie in una –quindi che aveva un’altra sorellastra.. non più in vita, però-. -E sono sicuro che non avrei avuto sensi di colpa, in quel caso, uccidendoli- Ma non potevo saperlo. E mi vantavo di essere un duro quando in realtà avevo anche io le mie debolezze. Certo.. in quel caso io avrei ucciso degli sconosciuti, quindi capivo che uccidere sua nonna per lei era stato anche a livello affettivo più difficile. Ma si era trattato comunque di scegliere: la vita della nonna o la sua. Chi, sarebbe stato inerme dinanzi alla violenza ricevuta, al pericolo per la propria vita, chi? Nessuno, ve lo dico io. -Sarà diverso, ora, lo so.. quando e se ucciderò qualcuno, non commetterò solo un delitto ma scatenerò altro, in me.. E credo d’aver bisogno di un altro piacere, da te..- mormorai, annuendo tra me, per poi farmi coraggio e continuare. -Credo che tu.. debba tenermi d’occhio.. e anche se tu non hai bisogno dello stesso trattamento da parte mia, ho fatto una promessa, quindi intendo mantenerla, per quanto mi sarà possibile- Si, perché avevo come l’impressione che tra i due mi sarei cacciato nei guai più io che lei, visto che a differenza mia aveva il controllo della magia nera e di se stessa. Ma questo era anche un modo come un altro per darsi una possibilità come fratelli. Qui veniva fuori il lato protettivo ed emotivo che riservavo esclusivamente, o quasi, alla mia famiglia. Il mio tallone d’Achille. E lei, ora, ne faceva ufficialmente parte.

    featuring Jay Ryan - sheet - inspired by Artista, nome song
    tumblr_mebibwBusb1rkfsoso2_500
    role scheme © danny,, esclusivo per lo shadowsouls




    Scusa il ritardo, ma con questo cattivone non ero proprio ispirata .-.
     
    Top
    .
8 replies since 4/2/2013, 17:11   507 views
  Share  
.